2 Ottobre 2024

Le scioccanti rivelazioni dell’assassino di Sharon: “Mentre la uccidevo, urlava: ‘Perché? Sei un codardo!'”

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Moussa Sangare ha descritto gli eventi che hanno portato all’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola condividendo la sua esperienza in forma di confessione. Secondo quanto riportato, ha avvicinato Sharon mentre indossava cuffiette e stava guardando le stelle. Con una coltellata, l’ha aggredita, dopo averla toccata sulla spalla. Durante l’interrogatorio, ha rivelato che la vittima aveva urlato parole di accusa nei suoi confronti. Sangare, che ha 30 anni, ha ammesso di aver agito in un “raptus improvviso”, senza fornire motivazioni chiare per l’aggressione, il che ha portato a sospettare di un possibile disturbo psicologico. Tuttavia, il giudice ha dichiarato che il suo stato mentale risulta integro.

Dopo l’omicidio, Sangare è stato trovato in possesso di un biglietto con annotazioni riguardanti un altro omicidio avvenuto a Venezia, ma ha negato di sapere come fosse finito nella sua tasca. L’indagine ha rivelato che avrebbe scelto la sua vittima tra diverse persone, puntando a quella che appariva più vulnerabile. Durante le indagini, due ragazzi che hanno incrociato Sangare la sera dell’omicidio hanno confermato che il killer ha mostrato loro il coltello.

La sorella di Sangare, Awa, ha espresso preoccupazione per le violenze subite dalla loro famiglia, rivelando di aver denunciato comportamenti violenti da parte di Moussa per ben tre volte. Nonostante i segnali di aggressività, le autorità non sono intervenute come avrebbero dovuto e fu necessario aspettare che Moussa tentasse di uccidere Awa con un coltello, prima di agire. Il suo comportamento è cambiato drasticamente dopo un periodo all’estero, durante il quale ha mantenuto contatti con sostanze stupefacenti. La famiglia, in particolare la madre, ha cercato aiuto per lui, rimanendo delusa dalla mancanza di interventi.

A seguito della morte di Sharon, la famiglia di Sangare teme che altre tragedie possano verificarsi se non vengono affrontate adeguatamente le problematiche legate alla violenza e alla salute mentale. La situazione ha evidenziato le lacune nei sistemi di protezione sociale e nelle risposte da parte delle autorità competenti. Awa e sua madre hanno affermato di sentirsi impotenti di fronte a una violenza crescente e incomprensibile, sottolineando un appello silenzioso per i cambiamenti necessari nelle politiche di supporto e prevenzione della violenza.

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