1 Ottobre 2024

Le smart TV ‘monitorano’ ogni istante delle preferenze degli utenti

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I modelli di smart TV di Samsung e LG sono stati oggetto di uno studio condotto da Yash Vekaria dell’Università della California, Davis, che ha rivelato pratiche inquietanti riguardo alla privacy degli utenti. Questi televisori sono in grado di scattare istantanee delle visualizzazioni dell’utente più volte al secondo, anche quando utilizzati come display esterni per computer portatili o console di videogiochi. Tali screenshot e registrazioni audio vengono utilizzati dai produttori nei sistemi di riconoscimento automatico dei contenuti, per tracciare le abitudini visive e indirizzare pubblicità specifiche.

La ricerca ha dimostrato che i televisori Samsung possono prendere screenshot ogni 500 millisecondi, mentre i modelli LG ogni 10 millisecondi, anche in situazioni inaspettate. Quando un utente collega un computer tramite HDMI per navigare, non si aspetta che la sua attività venga registrata. I ricercatori hanno collegato le smart TV a un server dotato di software per l’analisi del traffico di rete, scoprendo che le TV non caricano schermate o dati audio durante lo streaming di contenuti da Netflix o altre app di terze parti, nel mirroring di YouTube o quando sono inattive. Tuttavia, le istantanee venivano caricate quando il televisore mostrava contenuti provenienti dall’antenna TV o da dispositivi collegati via HDMI.

Inoltre, lo studio ha rivelato che esistono differenze per Paese nel caricamento delle attività degli utenti: per esempio, negli Stati Uniti venivano registrate attività di streaming di canali gratuiti supportati da Samsung o LG, mentre nel Regno Unito ciò non accadeva. Questa registrazione di dati persino dalle attività di computer connessi potrebbe comportare la raccolta di informazioni sensibili.

Per mitigare questo tracciamento, gli utenti di TV Samsung e LG hanno la possibilità di disattivare queste funzioni di tracciamento, sebbene il processo richieda di navigare tra sei undici opzioni diverse nelle impostazioni. Thorin Klosowski, della Electronic Frontier Foundation, ha affermato che questo tipo di tecnologia invasiva sulla privacy dovrebbe richiedere chiarezza e consapevolezza da parte degli utenti riguardo al consenso per la condivisione dei propri dati, piuttosto che nascondere tali informazioni in accordi complessi che spesso vengono ignorati durante l’installazione.

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