Dai domiciliari al carcere: aggravamento della misura restrittiva per Paolino Iorio, ex direttore generale Business di Sogei, e per Massimo Rossi, imprenditore. I due sono stati arrestati lunedì per corruzione in relazione a una tangente di 15mila euro. Iorio, in particolare, avrebbe cancellato le immagini dei sistemi di videosorveglianza della sua abitazione relative agli ultimi quindici giorni. Il giudice ha disposto il carcere poiché esiste un concreto rischio di “inquinamento probatorio” e “reiterazione del reato”. Se rimanessero in libertà, Iorio e Rossi potrebbero ripetere i comportamenti illeciti contestati.
Iorio avrebbe dovuto presentarsi per un interrogatorio oggi, ma ha deciso di non partecipare. Gli avvocati di Iorio, Giorgio Perroni e Bruno Andò, hanno dichiarato che il loro assistito è stato ascoltato dai pm Lorenzo Del Giudice e Gianfranco Gallo il giorno dopo l’arresto, fornendo la sua versione dei fatti. Secondo la difesa, l’ex manager di Sogei ha ammesso di aver ricevuto somme da Rossi come remunerazione per consulenze nel campo dell’Information Technology, relative a piattaforme hardware e software. Tali consulenze, tuttavia, non sarebbero state riconducibili al ruolo di Iorio in Sogei, e nessun intervento sarebbe stato effettuato da parte sua per favorire le società di Rossi nelle gare a cui partecipavano.
Contrariamente a Iorio, Rossi ha scelto di rispondere alle domande dei magistrati. Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 100 mila euro a Iorio. La somma, segnalata dal manager stesso, è stata trovata sopra un armadio nella sua abitazione. Il caso ha suscitato notevole attenzione pubblica, dato il coinvolgimento di figure di rilievo nel campo della tecnologia e degli affari. Gli sviluppi della situazione legale di Iorio e Rossi saranno seguiti con attenzione, considerando anche il potenziale impatto sul settore e sulle pratiche di corruzione nel contesto imprenditoriale italiano.