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L’UE rivede il Green Deal, ma non basta a sovvertire il dominio asiatico

Nella conferenza stampa di ieri a Bruxelles, il PPE ha sollecitato la Commissione europea a rivedere il Green Deal, in particolare il divieto di produzione di auto a motore endotermico a partire dal 2035. Questa richiesta evidenzia l’importanza del dossier automobilistico a Bruxelles, soprattutto dopo la “Lettera all’Europa” del presidente dei costruttori Luca De Meo, che metteva in guardia sulle sfide provenienti dall’Asia. La situazione attuale della crisi automobilistica in Europa non può essere attribuita solamente al passaggio all’elettrico o a regolamenti inadeguati, poiché la questione è più complessa e radicata in scelte strategiche errate da parte dei costruttori europei.

L’industria automobilistica europea ha subito un declino, in parte dovuto al fatto che l’Europa non è più al centro della produzione auto, un ruolo ora detenuto dalla Cina, dove viene prodotto un terzo delle auto a livello globale. Sebbene le auto cinesi abbiano una presenza limitata in Europa, marchi come Kia e Toyota offrono prodotti competitivi in termini di costo e qualità. La comparazione tra i veicoli europei e quelli asiatici rivela differenze significative che influenzano le scelte dei consumatori.

Un’altra critica riguarda il successo limitato delle auto elettriche. Si è osservato che questa tecnologia è stata sovrastimata e che è più adatta per l’uso urbano piuttosto che per lunghi tragitti, il che ha portato a una certa sfiducia da parte dei consumatori. Anche fattori esterni, come la crisi delle materie prime e l’inflazione, hanno complicato la transizione verso l’elettrico.

Per quanto riguarda il futuro dell’industria automobilistica europea, Volkswagen, Stellantis e Renault sono le principali case automobilistiche. Mentre Renault sembra in una posizione migliore, Volkswagen e Stellantis affrontano sfide significative. La risposta del governo italiano alla crisi di Stellantis è stata una convocazione di un tavolo per discutere strategie di supporto. Tuttavia, le scelte aziendali tendono a riflettere più gli interessi transalpini, complicando ulteriormente la situazione.

Infine, a Bruxelles, le reazioni iniziali sembrano mantenere il corso sull’attuale normativa. Tuttavia, si potrebbero verificare cambiamenti, come l’adozione di più tecnologie rispettose degli standard climatici o un rinvio delle scadenze per le normative esistenti, il che potrebbe diluire l’impatto delle norme stesse.

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