Il giorno successivo alla dichiarazione di Giuseppe Conte, “il campo largo non esiste più”, il leader del Movimento 5 Stelle ha svolto una serie di riunioni con i parlamentari e i dirigenti del partito. Tuttavia, queste riunioni sono state caratterizzate anche dall’impatto avuto sul centrosinistra. Conte ha registrato una “totale compattezza” tra i dirigenti M5S, un atteggiamento che si oppone fermamente all’influenza di Matteo Renzi. L’abbraccio con il renzismo è considerato un “spettro” da evitare, come emerso dai contributi espressi sulla piattaforma online del M5S. La sintesi del loro approccio è chiara: “Sì con il Pd, mai con Renzi”.
Nonostante il simbolo di Italia Viva sia previsto sulla scheda elettorale accanto a de Pascale, candidato sindaco di Ravenna, la coalizione volta al sostegno del candidati alle regionali è in una posizione incerta. Il M5S ha precisato che le dichiarazioni di Conte sulla fine del campo largo non modificano gli accordi regionali, i quali escludono il sostegno di Italia Viva. Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, ha affermato che “esiste una politica anche senza Renzi”, sottolineando che, secondo lui, il campo progressista è più coerente senza l’ex-premier.
Il PD ha reagito in modo critico alle posizioni di Conte, accusando il M5S di sminuire le divergenze politiche con Renzi. I dirigenti M5S hanno ricordato che non è stata una loro scelta a riaccendere il dibattito su Renzi, ma piuttosto l’assenza di coraggio da parte di chi non ha voluto troncare i legami con lui, facendo riferimento alla segretaria dem, Elly Schlein.
I Cinque Stelle vogliono chiarire la loro distanza da Italia Viva, sottolineando che le differenze non sono personali ma basate su questioni concrete come il Jobs Act di Renzi contro il reddito di cittadinanza, e la legge sul conflitto di interessi. Questa distinzione è vista come cruciale nella costruzione di un’alternativa valida a Giorgia Meloni, allontanandosi dalla mera sommatoria politica e rispondendo a temi di sostanza.
