Una donna è attualmente indagata per violenza privata e tentata interruzione di gravidanza non consensuale dopo essersi proposta di costringere la figlia di 17 anni ad abortire. L’episodio è avvenuto giovedì in un ospedale nell’area milanese, dove la ragazza, accompagnata dalla madre, aveva firmato per un aborto programmato per il 18 novembre. Tuttavia, durante la visita medica, la giovane ha rivelato ai dottori di essere stata costretta dalla madre a prendere tale decisione.
Le indagini preliminari hanno stabilito che la ragazza, che compirà 18 anni a dicembre e ha una relazione con un suo coetaneo, ha scoperto di essere incinta all’inizio di ottobre. Nonostante la firma per l’aborto, la ragazza ha informato i medici che non desiderava procedere. In ospedale è scoppiata una lite tra madre e figlia, caratterizzata da spintoni, durante la quale la madre, con precedenti penali e con il padre della ragazza in carcere, ha espresso il suo disappunto con frasi minacciose come “così ti rovini la vita”.
Anche se la ragazza non ha voluto presentare una denuncia al momento dell’intervento dei carabinieri, le sue dichiarazioni sono state successivamente raccolte in un verbale. Ha raccontato che il rapporto con la madre era deteriorato e divenuto burrascoso dopo la scoperta della gravidanza. Non si sentiva al sicuro nel tornare a casa dalla madre per timore di ulteriori minacce e, su decisione della Procura minorile, è stata collocata dai nonni.
La Procura ha inoltre richiesto al giudice di nominare un curatore speciale per la ragazza, in base a una norma che prevede tale intervento quando è necessario garantire il suo benessere e vi è un conflitto di interessi con chi normalmente dovrebbe fornirle assistenza. Questo caso solleva interrogativi significativi sulle dinamiche familiari e sui diritti delle minorenni in situazioni di crisi, evidenziando la necessità di proteggere i minori da situazioni di abuso e coercizione.