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domenica, 5 Gennaio, 2025
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Maggiore esposizione alle radiazioni 5G nelle zone rurali

Un recente studio condotto dai ricercatori del Progetto Goliat e pubblicato su Environmental Research ha esaminato l’esposizione alle radiazioni 5G nei telefoni cellulari, evidenziando come si verifichi principalmente in contesti poco abitati come le aree rurali, in particolare durante il caricamento di dati. La ricerca, effettuata in Svizzera, ha impiegato un nuovo protocollo per misurare l’esposizione a radiofrequenze. Sono state analizzate due città (Zurigo e Basilea) e tre località rurali (Hergiswil, Willisau, Dagmersellen), utilizzando zaini con esposimetri personali e telefoni dotati di sensori per monitorare la potenza emessa, analizzando oltre 30.000 punti dati.

I risultati hanno rivelato che in modalità aereo, l’esposizione ai campi elettromagnetici RF-EMF proveniva in gran parte dalle stazioni base della telefonia mobile. Inoltre, i livelli di esposizione aumentavano in correlazione con la densità della popolazione: nelle aree rurali si registrava una media di 0,17 milliwatt per metro quadrato (mW/m), rispetto a 0,33 mW/m a Basilea e 0,48 mW/m a Zurigo. Durante il download massimo di dati, l’esposizione aumentava significativamente, raggiungendo una media di 6-7 mW/m, grazie anche alla tecnica del beamforming utilizzata nelle reti 5G.

L’esposizione alle radiazioni era complessivamente più alta nelle città, probabilmente a causa di un numero maggiore di stazioni base 5G. Nello scenario con il caricamento massimo dei dati, in cui il telefono del ricercatore caricava continuamente file di grandi dimensioni, l’esposizione media era di circa 16 mW/m nelle città e quasi il doppio (29 mW/m) nelle aree rurali. In questo caso, la principale fonte di radiazioni era il telefono stesso, con livelli superiori nelle zone rurali a causa di una minore densità di stazioni base, che comprometteva la qualità del segnale e costringeva i dispositivi a consumare più energia.

Adriana Fernandes Veludo, ricercatrice presso lo Swiss TPH e autrice principale dello studio, ha avvertito che i risultati potrebbero sottovalutare l’esposizione reale, poiché il telefono era a circa 30 cm dagli strumenti di misurazione. Secondo le stime, un utente potrebbe quindi sperimentare un livello di esposizione fino a dieci volte superiore.

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