Approvata dall’Aula della Camera, la manovra economica di circa 30 miliardi è ora al Senato per la fase finale. La Commissione Bilancio si riunirà per esaminare il testo, con l’inizio della discussione generale fissata per domani alle 14. Tuttavia, a causa del grande numero di emendamenti delle opposizioni, sarà difficile esaminarli tutti. La legge di bilancio prevede una riduzione strutturale del cuneo fiscale per i redditi fino a 40.000 euro e l’introduzione di tre aliquote Irpef, con una maggiore imposizione sui redditi più elevati e un nuovo meccanismo di quoziente familiare. L’Ires premiale, che offre uno sconto del 4% alle imprese che reinvestono i profitti, rappresenta una delle novità, mentre la flat tax per i dipendenti aumenta a 35.000 euro. Per le criptovalute, la tassazione passa dal 42% al 26%, con un aumento previsto per il 2026. La webtax si applicherà solo alle grandi aziende.
Un incentivo alla natalità prevede un importo una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 2025, con un Isee non superiore a 40.000 euro. Il congedo parentale è esteso all’80% della retribuzione per un periodo di tre mesi. Il superbonus si ridurrà progressivamente dal 70% al 65% nel 2025 per determinati interventi, mentre l’Ecobonus scenderà al 50% per la prima casa.
Inoltre, sono stati ripristinati i fondi per la Metro C di Roma e previsto un contributo per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza. Sarà istituito un fondo Dote Famiglia per attività extra scolastiche e i lavoratori licenziati con dimissioni volontarie dovranno soddisfare requisiti di contribuzione per avere accesso alla Naspi.
I fondi per il Ponte sullo Stretto aumentanoa 1,4 miliardi all’anno fino al 2032 e il credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno cresce da 1,6 a 2,2 miliardi. Per il settore lavoro, è previsto uno sgravio del 25% sui contributi.
Mentre la maggioranza elogia la legge per serietà e responsabilità, le opposizioni sollevano critiche, in particolare riguardo al comparto della Sanità. A novembre, Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero generale per l’assenza di misure su pensioni e lavoro. Infine, è stato modificato un provvedimento sulla parità di indennità tra ministri e sottosegretari non parlamentari, con un rimborso spese previsto a partire dal 2025.