Dal 1 gennaio 2025, la Naspi, l’assegno di disoccupazione, sarà estesa a chi si dimette volontariamente da un lavoro a tempo indeterminato, a patto di avere almeno 13 settimane di contribuzione. Un emendamento alla manovra prevede anche l’equiparazione del personale medico dell’Inail a quello del Servizio sanitario nazionale, con una spesa di 960mila euro all’anno a partire dal 2025. La manovra continua a subire modifiche grazie agli emendamenti del governo e dei relatori, che riscrivono alcune norme, tra cui quelle sui revisori del Mef nelle società che accedono a contributi statali, i quali saranno eliminati.
Il presidente della commissione Bilancio della Camera ha annunciato che l’approdo in Aula è slittato a mercoledì 18, mentre il vicepremier Tajani ha rassicurato che la manovra sarà approvata nei tempi previsti. Per quanto riguarda la web tax, le piccole imprese hanno espresso dubbi sulla tassa, che ora si applicherà solo alle aziende con ricavi superiori a 750 milioni di euro. Anche la tassa sulle plusvalenze da criptovalute cambierà: scenderà al 26% nel 2025 e salirà al 33% nel 2026, eliminando la soglia di 2.000 euro.
In tema di tasse, il governo ha proposto l’abbassamento dell’Ires per certe imprese che reinvestono gli utili, con investimenti minimi di 20.000 euro. Inoltre, viene aumentato il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno. Altre misure includono sgravi fino al 25% per la mini-decontribuzione nel Sud, un fondo di 70 milioni per coinvolgere i lavoratori nella gestione delle imprese e una flat tax per straordinari degli infermieri.
Per le famiglie più svantaggiate, è stato creato un ‘Fondo dote famiglia’ da 30 milioni per rimborsare spese per attività sportive e un bonus da 100 euro per l’acquisto di elettrodomestici. Per fare cassa, viene richiesto un nuovo contributo alle banche e aumentate le tasse sui giochi e scommesse. Infine, una norma controversa riguardo ai controllori del Mef nelle società con contributi statali sarà modificata, escludendo la presenza del ministero nel collegio dei revisori dei conti, ma intensificando i controlli su quelle che ricevono oltre il 50% del fatturato in contributi statali.