Tra poco meno di un mese, il 20 settembre, il governo sarà chiamato a presentare il piano strutturale di bilancio a medio termine, strumento comune ai Paesi Ue per tracciare la rotta dei conti pubblici per i prossimi anni e ridurre il deficit eccessivo. Il documento sarà il primo passo per la costruzione della prossima legge di bilancio, sulla quale al Mef sono già in corso delle riflessioni.
La manovra sarà al centro del vertice di maggioranza in programma per il 30 agosto tra la premier Giorgia Meloni e i vice Matteo Salvini ed Antonio Tajani, oltre alle schermaglie interne alla coalizione sullo Ius Scholae. Il sentiero è stretto, vista la necessità di alleggerire il macigno del debito pubblico, che sta per raggiungere la cifra simbolo di 3mila miliardi, e già è partita la caccia alle risorse.
La maggioranza ha tracciato la sua priorità per la manovra, che potrebbe attestarsi poco sopra i 25 miliardi di euro: la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35mila euro per lasciare nelle buste paga dei lavoratori dipendenti fino a 100 euro in più al mese per contrastare l’inflazione. Il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti ha sostenuto a più riprese che questa misura va confermata. Tra le ipotesi allo studio ci sarebbe anche quella di provare a estenderla ai redditi fino a 50mila euro.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio a giugno scorso ha stimato che solo per confermare gli interventi finanziati lo scorso anno occorrono circa 18 miliardi, di cui poco meno di 11 per il taglio del cuneo e 1,9 per la detassazione degli interventi nelle Zes. Per altri interventi lo spazio di manovra appare piuttosto limitato. Un aiuto potrebbe arrivare dalle maggiori entrate tributarie registrate nel periodo gennaio-giugno 2024, l’ultimo bollettino del Mef certifica un aumento di 10,1 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+4,1%).
Da alcuni giorni si fa strada l’ipotesi di una sforbiciata delle tax expenditure, un insieme di centinaia di esenzioni, detrazioni, crediti d’imposta, aliquote agevolate. Nel 2016 uno studio per conto del Senato ha censito – sommando tributi erariali e tributi locali – oltre 600 misure diverse, con un impatto finanziario pari a quasi -80 miliardi di euro, ma sul 67% delle spese erariali non erano disponibili informazioni complete. L’impatto finale della revisione potrebbe non essere elevato, attestandosi sotto ai 500 milioni.
Altre risorse potrebbero arrivare dagli effetti della revisione del concordato preventivo biennale. Anche se Confindustria a inizio anno ha ricordato che il regime sperimentale di concordato preventivo del 2003 – pur in un contesto diverso – non ebbe molto successo incassando circa 57,5 milioni di euro rispetto ai 3,5 miliardi di stimati.
Poi ci saranno come ogni anno le richieste delle singole forze politiche: ritocchi sulle pensioni, sostegno alle imprese, politiche per la famiglia e per il lavoro. Voci ipotizzano la possibilità di un ampliamento della finestra per il pensionamento anticipato, ma non tutte le anime del centrodestra sarebbero favorevoli a questa modifica. La previdenza resta un tema caldo, in un Paese con un’età media di oltre 48 anni e il numero più alto di anziani in Europa.
Mentre Bankitalia nelle proiezioni macroeconomiche di giugno si è attestata su una stima di +0,6%, visti gli effetti delle condizioni di finanziamento ancora restrittive e la riduzione degli incentivi all’edilizia residenziale che potrebbero pesare sugli investimenti.
La maggioranza negli ultimi due anni ha spesso lamentato lo spazio stretto di manovra sui conti pubblici visto il peso dei bonus edilizi – 219 miliardi di cui 160 solo per il Superbonus 110% – ora i crediti sono stati spalmati su 10 anni. Le opposizioni invece rivendicano l’effetto di stimolo alla ripartenza economica dopo la fase più dura della pandemia di Covid. E battono sul tasto della necessità di un maggiore contrasto all’evasione fiscale, gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate stimano circa 84 miliardi l’anno.