La legge Varchi, recentemente introdotta, criminalizza la maternità surrogata come reato universale, rappresentando un chiaro manifesto identitario della destra. Gianfranco Fini, figura storica del Msi, critica questa misura considerandola un passo indietro per un partito che si rinchiude in un conservatorismo rigido. Fini, che conosce Giorgia Meloni da anni e la considera capace, afferma che la destra dovrebbe mostrare maggiore curiosità e apertura su questioni di diritti civili.
Riflettendo su esperienze passate, Fini ricorda come il Msi avesse sostenuto l’abrogazione del divorzio nel 1974 per motivi politici, ma lui stesso e molti coetanei avessero opinioni diverse. Sulle unioni civili, Fini si era opposto alla negazione dei diritti per coppie dello stesso sesso, chiedendo flessibilità su tali questioni, specialmente ora che i progressi scientifici hanno cambiato il contesto. La sua posizione è che la legge attuale è un manifesto del conservatorismo.
Dall’altra parte, Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, non mostra esitazioni e annuncia l’introduzione di rigidi controlli alle frontiere, comprese le coppie eterosessuali. La Roccella sostiene che, nonostante le critiche riguardanti l’applicabilità della legge in contesti giuridici diversi, vi siano precedenti per la persecuzione di reati commessi all’estero, indicando una somiglianza con altre norme legali.
In risposta alle critiche espresse, inclusa quella del New York Times, Roccella minimizza la questione, sostenendo che in paesi dove la maternità surrogata è legale esistano forti interessi economici. Sottolinea, infine, che anche nel caso della maternità surrogata solidale ci sono dinamiche che non la rendono veramente tale, analogamente alla donazione di organi.
In sintesi, il dibattito sulla maternità surrogata in Italia riflette visioni contrastanti all’interno della destra, con Fini che chiede apertura e diritti civili più ampi, mentre Roccella presidiando una linea rigorosa e conservatrice.