Svezia e Danimarca stanno considerando l’introduzione di una legge che vieti i matrimoni tra cugini, in risposta alle crescenti preoccupazioni legate alla violenza domestica. In Svezia, il ministro della Giustizia Gunnar Strömmer ha avviato un’inchiesta sull’argomento, sollevando interrogativi riguardo alla violenza che avviene all’interno delle famiglie e alla limitazione della libertà individuale. Questo dibattito si è intensificato anche in Danimarca, dove la proposta di legge potrebbe seguire l’esempio della Norvegia, che già vieta i matrimoni tra parenti stretti.
Le autorità svedesi si stanno preoccupando per l’aumento delle segnalazioni di donne vittime di violenza domestica o oppressione da parte di cugini o mariti. Si teme che i matrimoni tra cugini possano creare forme di oppressione, costituite da un “codice d’onore” non scritto ma diffuso all’interno delle famiglie. Dati raccolti mostrano che molti matrimoni tra cugini in Svezia sono combinati e che le decisioni matrimoniali sono spesso influenzate dalle aspettative familiari piuttosto che dai desideri individuali.
Il dibattito su questa questione è particolarmente sensibile, dato che coinvolge tradizioni culturali radicate in diverse comunità presenti in Svezia. In entrambi i Paesi scandinavi, l’idea di introdurre una legge contro i matrimoni fra cugini è attualmente oggetto di discussione e potrebbe presto diventare una realtà legislativa.
In Italia, la situazione è diversa: non esiste alcuna legge che vieti i matrimoni tra cugini, che possono sposarsi legalmente senza restrizioni civili. Le coppie hanno la libertà di contrarre matrimonio in Comune, senza differenze significative rispetto al rito canonico. Tuttavia, la Chiesa cattolica richiede una dispensa speciale per i matrimoni tra cugini, imponendo una procedura specifica per celebrare riti religiosi tra consanguinei.
In conclusione, Svezia e Danimarca si trovano in una fase di riflessione su un tema delicato, mentre in Italia non ci sono restrizioni legali in materia di matrimoni tra cugini, sebbene esistano differenze nelle pratiche civili e religiose.
