Dopo la controversa premiazione alla Berlinale, il docu-film “No Other Land”, realizzato da un collettivo di registi israeliani e palestinesi, ha ottenuto un grande successo alla trentesima edizione del Medfilm Festival di Roma, ricevendo cinque premi. Il lungometraggio, che affronta il tema dell’occupazione in Cisgiordania, ha meritato, tra l’altro, una Menzione speciale dalla giuria del concorso ufficiale. Quest’ultima ha descritto il film come “un atto di resistenza creativa” che accende indignazione e porta alla riflessione su come il cinema possa essere uno strumento di lotta per la giustizia.
Secondo la giuria presieduta da Valentina Pedicini, la forza del film risiede nella sua narrazione, che riflette la stessa ripetitività delle ruspe che quotidianamente distruggono le vite dei giovani protagonisti. “No Other Land” è stato premiato anche dalla Giuria universitaria, composta da studenti di nove università, da Amnesty International e dal giornale Piuculture dedicato all’intercultura.
A Berlino, le dichiarazioni dei registi hanno suscitato polemiche, in particolare nei confronti di Yuval Abraham, che ha ricevuto minacce di morte per il suo impegno, rendendolo impossibilitato a tornare in Israele. Le accuse di antisemitismo nei suoi confronti sono paradossali, considerando la storia della sua famiglia durante l’Olocausto. Nel film, Abraham sottolinea l’ingiustizia di avere più diritti rispetto al suo amico Basel, un coetaneo bloccato nel suo villaggio a causa delle demolizioni delle ruspe israeliane.
Ginella Vocca, direttrice creativa del Medfilm Festival, ha evidenziato l’importanza del Mediterraneo come luogo di ricchezza culturale e creatività, ma anche come antidoto a conflitti e sofferenze. Pertanto, in un’epoca caratterizzata dalla perdita di umanità, ha esortato a illuminare la pace, sottolineando come il festival, in trent’anni di attività, abbia rappresentato una fonte continua di conoscenza e speranza per il futuro.