Le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni hanno generato un acceso dibattito. Durante un’intervista, la premier ha scherzato con il deputato Marco Osnato dicendo di essere al Consiglio europeo nonostante avesse l’influenza, con una battuta su “non avere diritti sindacali”. La frase è stata definita “una spacconata irrispettosa” da Fausto Bertinotti, mentre Elly Schlein ha risposto che Meloni dovrebbe smettere di fare la vittima, indicando che le reali vittime sono i lavoratori resi più fragili dalle politiche del governo. Meloni ha replicato sostenendo che il suo governo difende i diritti sindacali meglio della sinistra.
I commenti politici non si sono fatti attendere. Massimo D’Alema ha sottolineato che l’Europa, dopo l’elezione di Trump, deve rafforzarsi e proteggere i propri interessi, affrontando il pericolo del nazionalismo. Mario Monti ha elogiato Meloni come una leader capace di spiegare i problemi europei, ma ha sollevato la questione se l’Italia sia pronta a superare il diritto di veto nella politica estera dell’UE. Bertinotti ha richiamato l’effetto Trump sulla retorica politica odierna, definendola volgare.
Elly Schlein ha attaccato Meloni per il suo atteggiamento nei confronti del diritto di sciopero, definendo l’atteggiamento della destra come un’arroganza inaccettabile. Peppe De Cristofaro ha invece evidenziato come la sinistra stia proponendo misure come il salario minimo e la tassazione sugli extraprofitti, sottolineando che non è “sinistra al caviale”. Maurizio Landini, segretario della CGIL, ha criticato Meloni per le sue parole, definendole un attacco a lavoratori i cui diritti sono quotidianamente minacciati.
Luigi Sbarra, della CISL, ha suggerito a Meloni di iscriversi al sindacato per ricevere aiuto sui diritti. Pierpaolo Bombardieri della UIL ha affermato che, se dovesse chiedere la tessera, andrebbero valutate le sue richieste. Claudio Borghi della Lega ha attaccato Landini, chiedendosi dov’era la sinistra mentre i lavoratori venivano impoveriti. Infine, Carlo Calenda ha criticato Landini per l’invito alla “rivolta sociale”, sottolineando come sia inusuale che un leader sindacale si esprima in tali termini.