Da un lato, si fa riferimento alla ‘gauche caviar’, dall’altro alle purghe attuate dai fascisti nel Ventennio. È deludente notare come, nonostante la presenza di due leader donne, il discorso pubblico ricorra a un linguaggio stereotipato. Le polemiche riguardanti la manovra economica portano a uno scontro acceso tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sulla tutela dei diritti dei lavoratori. La premier afferma: “Questo governo li difende molto di più della sinistra al caviale”, mentre Schlein risponde in modo deciso, dichiarando: “Io di caviale non ne ho mai mangiato, ma non posso sopportare che i lavoratori vengano purgati con olio di ricino”.
Questo è il secondo round di uno scontro avviato un giorno prima, quando Meloni racconta, in un programma radiofonico, di essere al lavoro a Budapest per il Consiglio europeo, nonostante non si senta bene e di non avere particolari diritti sindacali. Schlein sottolinea che Meloni stia facendo la vittima e delegittimando i sindacati. La leader del Pd rifiuta l’etichetta di “sinistra al caviale” e accusa Meloni di aver negato il salario minimo a 3,5 milioni di lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese.
In risposta, il capogruppo dem in commissione Lavoro, Arturo Scotto, chiede quale caviale Meloni stia parlando, insinuando che possa riferirsi a quello che consuma insieme a Elon Musk, avvisando che nelle sue fabbriche non c’è spazio per i sindacati. Il concetto è ribadito anche da Alleanza Verdi Sinistra, con il verde Angelo Bonelli che critica la premier, insinuando che sia influenzata dai salotti esclusivi e difenda i miliardari contro i poveri e i giovani. Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, rivela di preferire il paté di olive, ma sostiene che sia meglio il caviale piuttosto che avere Musk come compagno.
Le discussioni tra le leader evidenziano una frattura nell’approccio alla politica economica e sociale, e mettono in risalto le differenti visioni relative alla protezione dei diritti dei lavoratori e alla questione delle disuguaglianze.