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Meloni: i confini imposti dalla Corte Costituzionale al sogno di ottenere il controllo totale

Giorgia Meloni, in qualità di Presidente del Consiglio, sta vivendo una trasformazione da underdog a figura di spicco nella politica italiana. Cresciuta tra Garbatella e Colle Oppio, Meloni ha raggiunto una posizione di grande potere, meritandosi ascolto nei principali scenari internazionali come Washington e Bruxelles. Tuttavia, alla sua affermazione non mancano le tensioni interne, soprattutto riguardo alle sue ambizioni politiche.

Il suo obiettivo è quello di nominare Francesco Saverio Marini alla Corte Costituzionale, un passo da lei visto come fondamentale per poter attuare la riforma del premierato. Marini, già estensore di tale riforma, è al centro di polemiche e ricorda a Meloni che il sogno di un controllo totale sulle istituzioni è irto di ostacoli; ad esempio, il ritiro del supporto da parte dei suoi compagni politici ha scatenato la sua rabbia, definendo “infami” coloro che si oppongono alle sue scelte.

Il contesto attuale della Corte Costituzionale, con diversi giudici in scadenza, rende la situazione ancora più critica. Meloni si trova a fronteggiare la necessità di nominare rapidamente i sostituti per garantire il funzionamento della Corte e, di conseguenza, della sua stessa agenda politica. L’alta corte, composta da giudici potenzialmente ostili alle sue proposte, rappresenta un potenziale freno alle sue ambizioni, in particolare riguardo alla legittimità della riforma del premierato e dell’autonomia differenziata, temi cari ai suoi alleati di Fratelli d’Italia e Lega.

Meloni, dopo anni di opposizione, sembra affetta da una sorta di bulimia di potere, cercando di influenzare le istituzioni in modo deciso. Tuttavia, modificare la natura della Corte Costituzionale e comprometterne la sua indipendenza è considerato estremamente rischioso. I regimi liberali si differenziano da quelli autoritari per la capacità di mantenere un equilibrio tra i poteri dello Stato, ed è in questo contesto che Meloni dovrà navigare, consapevole della responsabilità che comporta la sua posizione. La sfida per la Presidente del Consiglio sarà dunque quella di mantenere l’integrità del sistema mentre persegue le sue riforme, senza dimenticare il significato di essere una “under-dog” che è appena divenuta una “top dog”.

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