Giorgia Meloni ha parlato in Senato in preparazione del Consiglio europeo, invitando l’opposizione a votare per Fitto e annunciando una visita in Libano, esprimendo la sua contrarietà alle azioni di Israele, che considera “inaccettabili”. La premier ha criticato duramente l’ONG Sea Watch, in una polemica che va avanti da giorni. Ha definito vergognoso che Sea Watch cataloghi le guardie costiere come “veri trafficanti di uomini”, delegittimando le autorità degli Stati nordafricani e quella italiana, mentre darebbe manforte agli scafisti, presentati dall’ONG come innocenti. Meloni ha sottolineato che queste dichiarazioni rivelano il vero ruolo di alcune ONG e chi le finanzia.
La polemica è iniziata quando domenica 13 ottobre, Sea Watch ha messo in discussione le azioni concrete del governo Meloni in materia di immigrazione, chiedendo quali fossero realmente, investendo su guardie costiere ritenute trafficanti di uomini e incarcerando migranti innocenti. In risposta alle critiche, Meloni ha nuovamente attaccato Sea Watch, considerandole indegne.
La portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi, ha replicato, sostenendo che non sono state loro a definire come “criminali” le guardie costiere del Nord Africa: sono le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a colpire figure di spicco della Guardia Costiera libica, accusati di traffico umano e altre violazioni. Ha richiamato l’attenzione sulla storia delle collaborazioni tra la Guardia costiera italiana e le ONG, evidenziando come negli anni 2015-2016 si svolgessero incontri a Roma per coordinare i soccorsi.
Linardi ha messo in evidenza che questa sinergia è saltata a causa degli accordi politici in atto dal 2017, compromettendo le operazioni umanitarie e la salvaguardia della vita umana in mare, definendolo una situazione vergognosa. La tensione tra il governo italiano e le ONG continua a essere un tema centrale nel dibattito pubblico, con Meloni che cerca di affermarsi sulla questione migratoria mentre le ONG denunciano le conseguenze delle politiche attuate.