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martedì, 3 Dicembre, 2024
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Meno del 28%; il drammatico slittamento del PNRR svelato dalla piattaforma ReGiS

Fino ad oggi, l’Italia ha investito meno del 28% dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), accumulando un ritardo preoccupante. Il totale previsto per rilanciare il Paese in sei anni ammonta a 194,4 miliardi di euro, ma sono già trascorsi quattro anni e ne restano solo due. Nel 2024, l’Italia ha speso solo il 20% dei 43,96 miliardi programmati, ossia 8,9 miliardi, evidenziando un significativo rallentamento. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha dichiarato che si è accumulato un grave ritardo sul PNRR, con il rischio che questo porti a un aumento del debito pubblico.

I finanziamenti europei sono soggetti a scadenze temporali; se non utilizzati in tempo, possono essere revocati o ridotti. I ritardi già causano costi aggiuntivi per la gestione dei progetti e penalità per i versamenti anticipati delle banche. Di conseguenza, l’Italia si trova a dover affrontare spese senza ottenere risultati concreti. L’unica soluzione per migliorare la situazione è accelerare la spesa a livello nazionale e locale. Se ciò non avverrà, il Paese rischia di perdere gran parte dei benefici offerti dal PNRR.

I dati forniti dalla piattaforma ReGis, che monitora l’andamento del PNRR, confermano il ritardo nella spesa. Fino al 2 ottobre, i pagamenti ammontano a 53,5 miliardi, solo 1,3 miliardi in più rispetto alla spesa di luglio. La situazione è considerata disordinata e lenta, attestandosi intorno al 27,5% del totale delle risorse del PNRR. Alla fine di giugno 2024, il Governo Meloni ha richiesto alla Commissione europea la sesta rata, mentre pochi giorni dopo la Commissione ha autorizzato il pagamento della quinta rata, da 11 miliardi, versata ad agosto.

La maggior parte dei fondi finora è stata utilizzata per il Superbonus, con il 62% destinato a questo progetto, giudicato da molti come un investimento poco equo, con segnalazioni di abusi. Altri 13,4 miliardi sono stati spesi in crediti d’imposta automatici, mentre gli investimenti pubblici risultano minimi. Il sistema ReGis dimostra che l’Italia non ha ancora investito sufficientemente per migliorare l’efficienza delle istituzioni pubbliche e sta trascurando le necessità infrastrutturali. Se il ritmo attuale persiste, per completare il piano, l’Italia avrebbe bisogno di ulteriori dodici anni anziché solo due.

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