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Multato il striscione ‘Fermate i bombardamenti su Gaza’: Il caso approda in Parlamento

Negli ultimi giorni, al mercato di Desio, un apicoltore è stato multato di 430 euro dai carabinieri per aver esposto un cartello con la scritta “stop bombing Gaza, stop genocide”. L’intervento delle forze dell’ordine è stato giustificato con l’accusa di “propaganda politica non autorizzata”. Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha presentato un’interrogazione al governo, chiedendo ai ministri Piantedosi e Crosetto di chiarire la situazione. Fratoianni sottolinea che la richiesta di rimuovere lo striscione, che chiedeva un cessate il fuoco in modo pacifico, rappresenta una violazione della libertà di espressione. Ribadisce che tale messaggio non dovrebbe essere considerato censurabile, mettendo in dubbio le motivazioni dietro l’azione dei carabinieri.

Il deputato chiede chiarimenti sulle possibili direttive impartite alle forze dell’ordine riguardanti la rimozione di ogni forma di messaggio relativo al conflitto israelo-palestinese, a prescindere dal contenuto. Fratoianni conclude con la richiesta di informazioni sulle iniziative che i ministeri prenderanno per garantire la libertà di espressione pacifica e legittima.

Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani, ha commentato che la multa si fonda sulla presunta violazione dell’articolo 23 del codice della strada, che disciplina l’esposizione di messaggi che possano ostacolare la viabilità. Tuttavia, segnala che il messaggio dell’apicoltore non era rivolto al traffico e conteneva un chiaro messaggio di pace.

Anche Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle, ha preso la parola, evidenziando che questo episodio si colloca in un contesto più ampio di repressione del dissenso in Italia, con ulteriori casi di intimidazione nei confronti di chi esprime sostegno alla causa palestinese. Ascari considera questo caso paradossale e chiede al ministro dell’Interno di prendere posizione, avvertendo che l’assenza di una risposta equivarrebbe a complicità nella repressione della libera espressione nel paese.

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