La recente decisione della Banca Centrale Europea (BCE) di ridurre il tasso di riferimento di 25 punti base ha importanti conseguenze economiche. Questa misura, motivata dal rallentamento dell’inflazione, avrà effetti sia a breve che a medio termine su famiglie, imprese e governi.
In Italia, la maggior parte dei mutui è a tasso fisso, ma chi ha un mutuo a tasso variabile beneficerà immediatamente della riduzione. Secondo un’analisi della FABI, le rate dei mutui variabili erano aumentate del 78% rispetto a due anni fa. Ad esempio, su un prestito di 150.000 euro della durata di 20 anni, la rata mensile era salita a 1.180 euro, ma con la riduzione del tasso di riferimento, si stimano risparmi di circa 20 euro al mese. Se la BCE continuerà a ridurre i tassi, il risparmio potrebbe aumentare ulteriormente.
In aggiunta, la diminuzione dei tassi d’interesse rende anche più convenienti i nuovi prestiti. Già nelle ultime settimane, i tassi sui nuovi mutui sono calati, con un TAN medio del 4,33%, e potrebbero scendere ulteriormente nei prossimi mesi. Se la politica monetaria espansiva della BCE proseguirà, potrebbe verificarsi una convergenza tra i tassi variabili e quelli fissi, attualmente intorno al 3,06%.
Questa riduzione dei tassi d’interesse offre anche nuove opportunità per gli investimenti, che recentemente erano stagnanti a causa dell’alta incertezza economica. La BCE e la Banca d’Italia hanno segnalato una bassa domanda di finanziamenti da parte delle imprese, influenzata dalla stagnazione e dai tassi elevati. Con tassi più bassi, l’accesso al credito sarà più facile e i progetti di investimento potrebbero diventare più attrattivi, contribuendo a rilanciare l’economia, in particolare in settori strategici come l’industria e l’innovazione.
Infine, la politica monetaria della BCE avrà impatti anche sul costo del rifinanziamento del debito pubblico, cruciale per paesi ad alto debito come l’Italia. Nelle prossime aste, il Tesoro potrà avvantaggiarsi di cedole più leggere per i nuovi titoli di Stato. A ottobre, il rendimento medio era già del 3,154%, e con l’abbassamento dei tassi il costo del rifinanziamento diminuirà, alleviando la pressione sui conti pubblici e potenzialmente aumentando i valori dei titoli già esistenti nel mercato secondario.