In Italia cresce la contraddizione tra il rifiuto dei migranti e la diminuzione delle nascite, che nel 2023 ha raggiunto un nuovo minimo con 379.890 neonati, segnando un calo del 3,4% rispetto all’anno precedente. Le nascite continuano a diminuire anche nel 2024, con un decremento di 4.600 unità nel periodo gennaio-luglio rispetto allo stesso intervallo del 2023. Il confronto con il 2008 è allarmante: sono stati persi 197.000 bambini, equivalenti a un -34,1%. Nonostante le proposte di trasferire i migranti in Albania, il paese sembra non riuscire a garantire un futuro demografico sostenibile.
L’Italia sta affrontando problemi economici significativi, come salari bassi e precarietà, che rendono difficile per i giovani formare una famiglia. Questa situazione ha nella mobilità dei giovani un ulteriore elemento preoccupante: tra il 2011 e il 2021, 1,3 milioni di italiani tra i 20 e i 34 anni hanno lasciato il paese. C’è una situazione antropologica in evoluzione: nel 1951, ogni 100 giovani corrispondevano 31 anziani, mentre nel 2024, ciò è cambiato a 200 anziani.
La conclusione è che l’Italia sta subendo un processo di spopolamento, che sta interessando soprattutto le regioni del Sud e le zone interne. La combinazione di una natalità in calo e l’emigrazione di giovani sta portando a un futuro circolato dall’assenza di abitanti. In questo contesto, si prospetta una drammatica ricerca di nuovi residenti, tanto che si potrebbe arrivare a pubblicare annunci sul tema: “AAA cercasi abitanti, possibilmente giovani”. Questo scenario delineato rappresenta una sfida cruciale per la società italiana, che si trova a dover affrontare la realtà di un progressivo invecchiamento e svuotamento demografico, accompagnato da un sentimento generalizzato di rifiuto nei confronti di nuove vite, sia quelle dei migranti che quelle dei nascituri. La situazione è complessa e richiede una riflessione profonda sulle scelte future e sulle politiche da implementare per invertire questa tendenza.