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Nel 2020: Salvini e il manifesto ‘Non daremo un centesimo all’Italia’ – le sue opinioni

Matteo Salvini ha invitato i sovranisti a radunarsi a Pontida, ricevendo sostegno nel contesto del processo Open Arms in corso. L’evento ha visto la partecipazione di vari leader europei, tra cui il premier ungherese Viktor Orban, con Marine Le Pen che ha inviato un messaggio video. Questi leader, distaccandosi dai Conservatori di Giorgia Meloni, si sono uniti sotto l’egida dei “Patrioti d’Europa”. Tra i presenti c’erano anche José Antonio Fuster di Vox, Geert Wilders dei Paesi Bassi, Andrè Ventura di Chega dal Portogallo e Marlene Svazek di Fpo dall’Austria.

Geert Wilders, che nel 2020 aveva presentato un manifesto contro l’Italia, ha sollevato interrogativi sulla coerenza delle alleanze di Salvini. Infatti, lo stesso Wilders aveva accolto l’allora premier Giuseppe Conte con un cartello che affermava: “Non daremo un centesimo all’Italia”. Questa affermazione, definita epocale, era il risultato di una netta opposizione da parte del suo partito durante il governo di Mark Rutte. La fredda accoglienza riservata a Conte durante la sua visita in Olanda per sollecitare il recovery fund ha evidenziato le tensioni tra i paesi.

La situazione suscita interrogativi sul modo in cui Salvini possa allearsi con leader che tradizionalmente mostrano scetticismo verso l’Italia. Non solo Wilders, ma anche i leader di estrema destra austriaca e la Le Pen del passato hanno espresso critiche nei confronti dell’Italia. Questi episodi portano a una riflessione sul significato della solidarietà sovranista e se, in nome di un’ideologia condivisa, si possano ignorare le posizioni storicamente negative di alcuni alleati verso il nostro paese.

Salvini si trova dunque a un bivio: deve decidere se affrontare pubblicamente queste contraddizioni o se chiudere un occhio in nome del sovranismo. La questione centrale rimane quella della coerenza e della credibilità delle alleanze, specialmente in un contesto dove i leader sovranisti sembrano aver bisogno di unirsi, pur mantenendo in passato posizioni critiche nei confronti dell’Italia. La strada percorsa dalla Lega appare quindi distante da quella originariamente tracciata da Umberto Bossi, con un futuro incerto nel panorama politico europeo.

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