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venerdì, 13 Dicembre, 2024
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Nessun oceano di magma sotterraneo su Io

La luna di Giove, Io, non possiede un oceano di magma sotto la sua superficie, come proposto in precedenza. Una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Nature dal California Institute of Technology, ha analizzato i dati della sonda Juno e le informazioni storiche disponibili. Il team, guidato da Ryan Park, ha scoperto che l’attività vulcanica di Io non è alimentata da un oceano di magma superficiale, suggerendo che la costituzione interna della luna potrebbe essere riconsiderata. Queste scoperte non solo forniscono nuove informazioni su Io, ma potrebbero anche influenzare la nostra comprensione della formazione e dell’evoluzione di altri corpi celesti.

Io è conosciuta come la luna più vulcanicamente attiva del Sistema solare. Sono state avanzate ipotesi che attribuiscono la sua attività vulcanica alle deformazioni mareali generate dalle fluttuazioni nell’attrazione gravitazionale esercitata da Giove. Si era teorizzato che l’energia mareale fosse sufficiente a fondere il materiale interno di Io, con la conseguente formazione di un oceano di magma. Tuttavia, tali teorie rimangono non convalidate. Gli studiosi sottolineano l’importanza di misurare l’entità della deformazione mareale per fare luci sul fenomeno.

I ricercatori hanno calcolato la deformazione subita da Io, integrando i dati della sonda Juno e le raccolte precedenti. I risultati ottenuti non supportano l’idea di un oceano di magma superficiale globale, suggerendo piuttosto che Io abbia un mantello prevalentemente solido. Queste evidenze potrebbero anche indicare che le forze di marea non sono sempre in grado di creare oceani di magma globali, con potenziali ripercussioni sulla nostra comprensione di altre lune come Encelado ed Europa.

In sintesi, la nuova ricerca su Io apre a nuove domande sull’attività vulcanica e le sue cause, richiedendo ulteriori indagini per chiarire le interazioni tra forze mareali e la struttura interna delle lune galileiane e altri corpi celesti. Le conclusioni del team di ricerca richiedono quindi una rivalutazione delle concezioni attuali sulla geologia di Io e su come si confronta con altri mondi nel nostro sistema solare.

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