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domenica, 24 Novembre, 2024
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Non è un Paese per single: la battaglia contro il cuneo fiscale

In Italia, i single si trovano a fare i conti con un cuneo fiscale tra i più elevati dell’Eurozona, come evidenziato dall’OCSE. Questo significa che la differenza tra il costo del lavoro per i datori di lavoro e il salario netto per i lavoratori è elevata, risultando insostenibile per coloro che vivono da soli. A dispetto di paesi con una pressione fiscale più alta, come Danimarca e Finlandia, l’Italia applica aliquote maggiori e offre scarse tutele per i single. Inoltre, si prevede che la nuova manovra governativa possa aggravare la situazione, riducendo ulteriormente il supporto economico per coloro che non hanno figli.

Gli 8,4 milioni di single in Italia si sentono cittadini di serie B, costretti a pagare più tasse rispetto alle famiglie, e questo è un problema significativo in un contesto in cui una famiglia su tre è composta da una sola persona. Promuovere esclusivamente incentivi per famiglie numerose appare, dunque, discriminatorio. In un Paese dove il problema della natalità è evidente, penalizzare i single non sembra una risposta efficace. Molti giovani non formano famiglie per mancanza di certezze lavorative e abitative, rinunciando così a progetti di vita.

La questione si complica ulteriormente se si considera che i single affrontano spese più elevate per l’abitazione e altre necessità, senza benefici come quelli disponibili per le famiglie. L’imposizione fiscale sui single è spesso iniqua; ad esempio, pagano somme maggiori per i servizi come la gestione dei rifiuti. Questo scenario ricorda la tassa sul celibato introdotta dal regime fascista nel 1927, un’imposta che mirava a incentivare la natalità ma che fallì nel suo intento.

Ora, con il Governo che sta studiando un incremento delle detrazioni IRPEF per le famiglie nella prossima manovra, si teme che possa esserci un’aggravante penalizzazione dei single, un modo sottile per fare cassa su di loro. È evidente che la situazionedei single necessita di un urgente riesame da parte delle istituzioni, poiché penalizzarli non contribuisce a risolvere i gravi problemi demografici ed economici dell’Italia, ricorrendo invece a politiche più equilibrate e giuste per tutti i cittadini.

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