“Alessandro Impagnatiello va condannato all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi”. Questa richiesta è stata espressa dalla procuratrice aggiunta di Milano, Letizia Mannella, durante il processo contro l’ex barman accusato di omicidio aggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere nei confronti della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. L’accusa sottolinea la premeditazione del crimine, evidenziando il passaggio dall’uso di veleno per topi a un coltello, che dimostra la volontà omicidiaria di Impagnatiello e il suo intento di far scomparire la vittima e il bambino. Giulia è stata uccisa con 37 coltellate, inflitte con “assoluta freddezza” e senza reazione da parte sua.
Durante il processo, la difesa di Impagnatiello ha contestato le accuse, sostenendo che l’imputato non mirasse a uccidere Giulia, ma a provocare un aborto spontaneo. Le legali hanno citato ricerche sul veleno effettuate da Impagnatiello, affermando che non erano dirette verso Giulia, ma verso il feto. Hanno negato la premeditazione, descrivendo l’omicidio come un’esplosione di “rabbia fredda” dopo che Giulia aveva scoperto il tradimento. La difesa ha cercato di dimostrare che il comportamento di Impagnatiello fosse confuso e disordinato.
La sentenza è prevista per il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. In quella data, la pubblica accusa ha chiesto l’ergastolo, mentre la difesa ha richiesto il minimo della pena. I familiari di Giulia, su social media, hanno ricordato la vittima con parole toccanti, enfatizzando la mancanza che sentono.
La procura ha descritto Impagnatiello come un “scacchista-narciso” che, tentato di illudere gli altri sulla sua innocenza, ha cercato di simulare un suicidio di Giulia, presentando una denuncia di scomparsa e sostenendo che la compagna avesse problemi di depressione. Le indagini hanno rivelato la sua manipolazione e le sue menzogne, evidenziando la premeditazione attraverso ricerche fatte su internet e materiali preparati in anticipo per occultare il delitto.
Le testimonianze e le prove raccolte durante il dibattimento hanno contribuito a dipingere un quadro chiaro della brutalità dell’omicidio e della responsabilità di Impagnatiello, la cui freddezza e cinismo hanno segnato la tragica sorte di Giulia Tramontano e del suo bambino.