Un recente incidente ai piedi delle magnifiche Tre Cime di Lavaredo, patrimonio dell’Unesco, ha sollevato polemiche e indignazione. Un writer ha vandalizzato una roccia di dolomia scrivendo “Tourists Go Home”, utilizzando un pennarello indelebile, un gesto che ha suscitato reazioni forti. La scoperta della scritta è avvenuta durante una passeggiata da parte di Moreno Pesce, alpinista e atleta paralimpico, che ha denunciato il fatto con un video dicendo che questo era un “risveglio non bello” per le Tre Cime.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha condannato l’atto definendolo “assolutamente censurabile” e ha ironicamente suggerito che l’autore dovrebbe essere lui a rimanere a casa, sostenendo che il gesto confonde la libertà di pensiero con la libertà di deturpare la bellezza naturale. La scritta è stata posta in un contesto già critico, in cui molti amanti della montagna si lamentano da tempo dell’eccesso di turismo e della presenza di una strada a pedaggio che consente a numerosi turisti di raggiungere il parcheggio sotto il rifugio Auronzo.
Il vandalismo è un comportamento che non contribuisce al dibattito sul turismo di massa e sul suo impatto ambientale. Nonostante le critiche legittime a quanto sta accadendo, l’atto di vandalismo non rappresenta una soluzione. Infatti, l’autore è diventato esattamente ciò che criticava, trasformandosi nel nemico della montagna che voleva combattere. Questo caso mette in evidenza un problema comune nelle aree naturali turistiche: la difficoltà di gestire il flusso di visitatori senza compromettere la bellezza e l’integrità dell’ambiente. La questione richiede una riflessione più profonda e misure efficaci che possano garantire un turismo sostenibile, senza ricorrere a gesti distruttivi che non fanno altro che danneggiare il patrimonio naturale.
Conclusivamente, il vandalismo non può mai essere giustificato, mentre il dialogo costruttivo sul turismo deve continuare, mirando a preservare questi luoghi incantevoli per le generazioni future.