Il danno economico derivante dai tagli ai bonus è stimato in almeno 100 miliardi di euro, con oltre 3 milioni di famiglie italiane costrette a rinunciare a spese già programmate. Il Governo attuale, critico nei confronti dei bonus, li considera uno “spreco di danaro pubblico” e un “assistenzialismo fine a sé stesso”. Per finanziare misure ritenute più urgenti, ha deciso di tagliare sussidi e incentivi, senza distinguere tra bonus economici, che incoraggiano attività produttive, e bonus sociali destinati a famiglie in difficoltà.
Questa decisione porta a un risparmio immediato, ma i costi a lungo termine potrebbero essere molto elevati. Secondo recenti studi, il taglio ai bonus edilizi rischia di costringere milioni di famiglie a rinunciare a lavori di ristrutturazione programmati, generando una perdita potenziale di 100 miliardi di euro. Tatsalmente, la mancanza di investimenti coinvolgerebbe non solo le famiglie che desiderano migliorare l’efficienza delle proprie abitazioni, ma anche l’intero settore edilizio, con il rischio di una crisi più estesa.
Un rapporto di CNA e Nomisma sottolinea che la riduzione degli incentivi per i lavori di ristrutturazione potrebbe portare a una diminuzione della domanda di 97,3 miliardi di euro entro tre anni. Circa 3,5 milioni di famiglie potrebbero così rinunciare ai lavori, con possibili ripercussioni gravi sull’economia. Il governo giustifica queste scelte con l’intenzione di privilegiare le prime case e rimodulare i bonus per eliminare sprechi e abusi, ma il risultato appare contraddittorio, poiché la drastica riduzione degli incentivi potrebbe effettivamente ridurre la domanda di ristrutturazioni.
In sintesi, il taglio generalizzato dei bonus rischia di danneggiare gravemente l’economia italiana, penalizzando le famiglie e il settore edilizio. Il futuro delle ristrutturazioni e degli investimenti nelle abitazioni è dunque a rischio, con conseguenze che potrebbero andare ben oltre il semplice risparmio statale. La sfida è trovare un equilibrio tra sostenibilità finanziaria e supporto all’economia reale, che sembra attualmente sfuggire al Governo.