venerdì, Ottobre 4, 2024
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Paradisi Fiscali: Gli Stati Europei che Agevolano l’Evasione delle Multinazionali

Il presidente di Panama, José Raúl Mulino, sta preparando un viaggio in Europa per affrontare il tema della sua classificazione come “paradiso fiscale” dall’Unione Europea. Panama si trova nella lista nera dell’UE, una decisione criticata da Mulino che ha sottolineato l’ironia di come i Paesi che condannano Panama utilizzino comunque il Canale di Panama e partecipino a gare pubbliche nel Paese. La questione dei paradisi fiscali è rilevante anche in Europa, come dimostra il Corporate Tax Haven Index della ONG Tax Justice Network. Questo indice rivela che ben cinque dei dieci Paesi che facilitano l’abuso fiscale delle multinazionali sono europei, tra cui Svizzera, Olanda, Jersey, Lussemburgo e Irlanda, evidenziando così un serio problema di elusione fiscale nel continente.

Nel 2022, l’indice ha mostrato un peggioramento della situazione, con la Germania che è entrata nella lista, portando gli esperti a concludere che i Paesi dell’UE sono responsabili di un terzo dell’abuso fiscale globale delle multinazionali. In cima alla classifica mondiale degli abusi fiscali ci sono tre territori britannici d’oltremare: Isole Vergini Britanniche, Isole Cayman e Bermuda, che insieme rappresentano un terzo del rischio globale di elusione fiscale. Anche se l’OCSE non li considera “dannosi”, questi paradisi fiscali fanno perdere circa 84 miliardi di dollari all’anno in imposte agli Stati. Se si includono anche gli individui che occultano ricchezze offshore, la perdita fiscale globale sale a 169 miliardi di dollari.

La Svizzera si colloca al quarto posto dell’elenco, con Singapore e Hong Kong che la precedono, seguiti da Olanda, Jersey, Irlanda e Lussemburgo. L’Italia, allineata con Panama e Curaçao, occupa il 29esimo posto nella classifica. Un fenomeno preoccupante è il “profit shifting,” che consiste nello spostamento di profitti delle multinazionali verso i paradisi fiscali. Questa pratica ha generato nel 2022 una perdita stimata di mille miliardi di dollari a livello globale, rappresentando il 35% degli utili dichiarati dalle multinazionali al di fuori del loro Paese di origine e causando perdite fiscali pari al 10% delle imposte societarie globali.

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