Nonostante le dichiarazioni di smentita da parte dell’Iran, la liberazione di Cecilia Sala potrebbe essere legata alla questione di Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano arrestato a Malpensa e accusato di terrorismo dagli Stati Uniti. Secondo il Corriere della Sera, la questione dell’estradizione di Abedini è centrale, poiché non verrà estradato negli Stati Uniti. Ci sono state speculazioni sul fatto che la presenza del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a Palazzo Chigi possa essere stata un indicatore di negoziati per la liberazione di Abedini, tesi che Nordio ha però smentito.
Un collegamento tra le due situazioni è supportato da fonti del ministero degli Esteri iraniano. In un comunicato rilasciato a La7, il ministero ha espresso la speranza che “l’ingegnere iraniano” detenuto a Milano “torni presto a casa” e ha esortato l’Italia a non farsi coinvolgere nel conflitto tra Stati Uniti e Iran. La liberazione di Cecilia Sala potrebbe portare a una nuova opportunità diplomatica per Abedini, con la corte d’Appello di Milano che potrebbe ricevere aggiornamenti nei prossimi giorni e possibilmente accelerare una risoluzione. Al momento, tuttavia, non ci sono indicatori che potrebbero alterare la situazione di detenzione di Abedini.
In aggiunta, ci sono speculazioni su altri motivi che hanno spinto l’Iran a rilasciare Cecilia Sala. Il contesto geopolitico, con Israele che minaccia attacchi ai siti nucleari iraniani, ha messo sotto pressione il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. La decisione di liberare Sala potrebbe essere vista come un tentativo di disinnescare una crisi diplomatica con l’Italia e l’Europa, a poche settimane dal riavvio dei colloqui sul nucleare a Ginevra. L’Iran aspira a costruire legami con l’Europa, in particolare per gestire le tensioni dovute all’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, il quale ha fatto pesanti dichiarazioni avverse nei confronti dell’Iran, minacciando azioni economiche drastiche. La repubblica islamica teme le ripercussioni del nuovo governo statunitense e cerca di gestire la propria vulnerabilità attraverso relazioni diplomatiche con l’Europa.