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domenica, Ottobre 13, 2024
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Più Paura Oggi Che a Birkenau

Tatiana Bucci, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, esprime le sue paure riguardo la situazione attuale in Gaza e in Libano, sottolineando che gli ebrei sembrano essere visti come un problema. In un’intervista a La Stampa, Bucci confessa che oggi teme di più rispetto al suo passato nel campo di concentramento, dove la morte era una costante e non c’era spazio per le lacrime. Dopo aver vissuto un’esistenza nella speranza di pace all’interno dell’Unione Europea, ora si sente minacciata dalla possibilità di un conflitto su scala mondiale.

Bucci parla della sofferenza dei bambini di Gaza, uccisi dai bombardamenti israeliani e usati come scudi umani da Hamas, esprimendo il suo dispiacere per la mancanza di critiche verso il gruppo militante palestinese. Secondo lei, i palestinesi potrebbero tacere per paura di ritorsioni, similmente a ciò che accade ai russi contrari a Putin. Inoltre, commenta la politica del governo di Netanyahu, affermando di provare dolore nel vedere le conseguenze della guerra e i morti che ne derivano. Sottolinea che, pur riconoscendo che il governo israeliano ha commesso errori, è inaccettabile che gli ebrei siano sempre percepiti come diversi.

Bucci osserva che, a suo avviso, il mondo ha già dimenticato l’attacco del 7 ottobre, che ha provocato il conflitto attuale, evidenziando l’accelerazione della narrativa quando ci sono violenze contro gli israeliani. La sua esperienza personale la porta a considerare come l’umanità possa reagire di fronte all’ingiustizia, cercando un dardo di compassione che superi le divisioni. La sua testimonianza si inserisce in un contesto di riflessione sulla guerra, sul dolore e sulla resilienza, spingendo a una maggiore comprensione delle complessità del conflitto.

La sopravvissuta ricorda quindi una lezione fondamentale: la guerra porta solo sofferenza e divide le persone, e sulla necessità di un dialogo più aperto e onesto riguardo le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. La sua voce serve come un ammonimento contro l’odio e il pregiudizio, auspicando un futuro migliore per le nuove generazioni.

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