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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Portai il suo cervello ai carabinieri: un’intervento inaspettato

In un’intervista rilasciata alla Stampa dopo la tragica strage di Nuoro, Andrea Carnevale, ex calciatore e attuale dirigente dell’Udinese, ripercorre la drammatica esperienza vissuta da adolescente, quando il padre uccise la madre. Carnavale aveva solo 14 anni quando avvenne l’omicidio a Monte San Biagio, in provincia di Latina. L’evento segnò la sua vita; il padre fu rinchiuso in un manicomio per cinque anni e successivamente si tolse la vita davanti al figlio nella stessa abitazione.

Carnevale ricorda come, nonostante la tragedia, cercò di non lasciarsi sopraffare dal dolore. “La mia fortuna – afferma – è stata che mi sono dato da fare in tutto ciò che potevo”, balzando tra vari lavori come meccanico, fabbro e operaio per sostenere la grande famiglia di cui faceva parte, comprese le sue cinque sorelle. L’ex calciatore ha racchiuso il proprio dolore e la rabbia in un “forziere”, utilizzandoli come motore per proseguire nella vita e raggiungere il suo sogno di diventare calciatore. Carnevale invita i giovani ad affrontare le difficoltà e a non arrendersi di fronte alle tragedie.

La violenza in famiglia era un tema ricorrente, con il padre che mostrava segni di instabilità mentale al suo ritorno dall’estero, arrivando persino a picchiare la madre davanti ai figli. Nonostante i numerosi tentativi di Carnevale di denunciare le violenze ai carabinieri, l’inefficienza delle forze dell’ordine lo lasciò spesso frustrato, poiché gli veniva ripetuto che senza evidenti segni di violenza non potevano intervenire. La situazione di terrore all’interno della famiglia era palpabile, culminando nell’omicidio della madre avvenuto quando lei stava lavando i panni in un fiume vicino casa, con una delle sorelle presente e Carnevale che giocava nelle vicinanze.

Dopo l’omicidio, Carnevale fungeva da intermediario tra la tragedia e l’autorità, presentando al maresciallo il cervello della madre, sottolineando l’assurdità della situazione. Nonostante il dolore subito, Carnevale afferma di non portare rancore: “Mio padre era un uomo malato che non è stato curato”. La sua testimonianza è un appello a cercare aiuto e a reagire davanti alla violenza.

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