Un numero crescente di studi evidenzia che l’integrazione di vitamina D potrebbe fornire un supporto significativo per la salute cardiovascolare, in particolare riguardo alla pressione alta. La vitamina D non è solo fondamentale per la salute delle ossa, ma ha anche un ruolo importante nel sistema cardiovascolare, nel metabolismo e nel sistema immunitario. Ricerche recenti hanno dimostrato che l’integrazione di vitamina D potrebbe contribuire a ridurre la pressione sanguigna, in particolare negli anziani in sovrappeso o obesi.
L’ipertensione è uno dei principali fattori di rischio per malattie gravi come infarto e ictus, e il suo trattamento attraverso metodi naturali come l’integrazione di vitamina D rappresenta un’opzione interessante. Un recente studio pubblicato ha analizzato il legame tra vitamina D e pressione sanguigna negli anziani obesi. Sono stati coinvolti 221 partecipanti di età superiore ai 65 anni con livelli di vitamina D insufficienti. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, ricevendo rispettivamente una dose quotidiana di 600 UI o 3.750 UI di vitamina D, insieme a citrato di calcio.
I risultati hanno mostrato una riduzione media della pressione sistolica e diastolica senza differenze significative tra i due gruppi, suggerendo che una dose adeguata di vitamina D possa influenzare positivamente la pressione arteriosa, senza ulteriori vantaggi da dosi elevate. La vitamina D regola la pressione arteriosa anche attraverso il sistema renina-angiotensina e, in combinazione con il calcio, può migliorare la funzionalità vascolare e mantenere una pressione normale.
È fondamentale seguire la dose giornaliera raccomandata di vitamina D, poiché dosi eccessive possono causare tossicità e altri problemi di salute. La qualità degli integratori è importante; non tutti sono uguali e l’assunzione di vitamina D con pasti grassi può migliorarne l’assorbimento.
Studi pregressi hanno correlato la carenza di vitamina D a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e ipertensione. Questo nuovo studio conferma l’importanza della vitamina D, specialmente per gli anziani obesi, ma sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio gli effetti dell’integrazione in altre fasce di popolazione.