L’Italia si appresta a un significativo abbassamento delle temperature, con valori invernali previsti in diverse regioni. Già il 13 novembre, nel Nord si registrano minime basse, ma dal 15 novembre il freddo colpirà anche il Centro e il Sud. Secondo le previsioni di 3BMeteo, nelle regioni centrali e meridionali, come il Lazio e la Puglia, le temperature minime si attesteranno tra 5 e 9 gradi, mentre in Sicilia e Sardegna non si supereranno i 12 gradi. In Toscana si preannunciano valori prossimi allo zero e il Nord Italia avrà temperature anche sotto zero.
Con l’abbassamento delle temperature, durante le mattine si potranno osservare le prime gelate, persino in pianura. Nel fine settimana le temperature scenderanno ulteriormente al Sud, tornando sotto la media stagionale, mentre si prevede un leggero aumento domenica nelle zone occidentali e in Sardegna. Il meteorologo Giulio Betti ha previsto deboli nevicate sull’Appennino abruzzese e molisano oltre i 1200 metri giovedì 16, con un possibile cambiamento della circolazione atmosferica e arrivo di piogge atlantiche e nevicate sulle Alpi per domenica.
Con l’arrivo del freddo, si attua la normativa sull’accensione dei termosifoni. Dal 15 novembre, il riscaldamento è consentito nelle aree contrassegnate come “zona C”, mentre per le regioni meridionali l’accensione avverrà dal 1° dicembre. La normativa è regolata da un decreto del Presidente della Repubblica del 2013, che suddivide l’Italia in sei zone climatiche, ognuna con specifici periodi di accensione.
Le diverse zone hanno specifiche date e limiti orari per l’accensione:
– Zona A: dal 1 dicembre al 15 marzo, massimo 6 ore al giorno.
– Zona B: dal 1 dicembre al 31 marzo, massimo 8 ore giornaliere.
– Zona C: dal 15 novembre al 31 marzo, massimo 10 ore al giorno.
– Zona D: dal 1 novembre al 15 aprile, massimo 12 ore giornaliere.
– Zona E: dal 15 ottobre al 15 aprile, massimo 14 ore al giorno.
– Zona F: nessuna limitazione di orario.
Le sanzioni per il mancato rispetto delle normative sono severe, con multe che variano da 500 a 3000 euro, oltre a sanzioni comunali di 200 euro per violazione accertata.