L’arciprete di Aragona, don Angelo Chillura, si oppone alla richiesta della procura di archiviare il caso riguardante un ex collaboratore della chiesa, un 37enne accusato di furto. L’indagato era stato accusato di essersi appropriato indebitamente di oggetti di valore, tra cui calici in argento e paramenti sacri, dopo aver ottenuto con inganno le chiavi della cassaforte. Il pubblico ministero Giada Rizzo, dopo aver condotto le indagini e valutato il comportamento collaborativo dell’indagato, ha chiesto l’archiviazione dell’accusa per “particolare tenuità del fatto”, poiché gli oggetti rubati erano stati restituiti dopo essere stati messi in vendita online.
Tuttavia, l’arciprete, che ha denunciato il reato due anni fa, contesta questa versione, sottolineando che non si tratta di un semplice appropriazione indebita, ma di un furto vero e proprio. Secondo la sua versione, l’indagato avrebbe ingannato un’altra collaboratrice per ottenere le chiavi della cassaforte e, dopo aver trafugato i beni, avrebbe confessato di averli messi in vendita, cercando poi di recuperare una somma di circa 17.000 euro.
L’avvocato dell’arciprete ha richiesto ulteriori indagini, inclusa un’accertamento patrimoniale per comprovare la circostanza della restituzione dei beni e ha avanzato la richiesta di audire altri collaboratori della chiesa, così come l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, per verificare la reale situazione riguardo ai beni rubati. Il caso è ora in fase di giudizio presso il gip di Agrigento, Giuseppa Zampino, che ha fissato un’udienza per il 21 gennaio. Durante questa udienza, il giudice ascolterà tutte le parti coinvolte, inclusi il pubblico ministero, l’avvocato dell’arciprete e il difensore dell’indagato, Alfonso Neri. Al termine dell’ascolto, il giudice deciderà se archiviare il procedimento, disporre nuove indagini o ordinare l’imputazione coatta.