Il 14 ottobre 2023, la nave Libra della Marina Militare italiana è approdata al porto di Shengjin, in Albania, portando a bordo 16 migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto, salvati nel Mediterraneo Centrale insieme ad altre centinaia di persone. Questo viaggio segna l’inizio dell’applicazione del primo accordo tra Italia e Albania, sottoscritto nel novembre 2023, che prevede la creazione di un hotspot per lo sbarco dei migranti e una struttura temporanea a 20 chilometri dal porto per il trattenimento di uomini adulti provenienti da Paesi considerati sicuri. Gli accordi coinvolgono circa 500 operatori, mediatori, funzionari del ministero dell’Interno e forze di polizia.
Tra i 16 migranti a bordo della Libra, quattro sono stati identificati come vulnerabili e rimandati sulla nave diretta in Italia. Pochi giorni dopo, anche gli altri 12 migranti sono stati rilasciati e portati in Italia, a seguito di una sentenza del Tribunale di Roma. I giudici hanno stabilito che la procedura accelerata per il trattenimento in Albania non può essere applicata ai migranti provenienti da Egitto e Bangladesh, poiché, secondo la Corte Europea, questi Paesi non possono essere considerati sicuri in determinate circostanze.
La stessa questione si è ripetuta nel mese di novembre con un secondo gruppo di otto migranti. Anche in questo caso, i giudici hanno rinviato la decisione alla Corte Europea di Giustizia, che si pronuncerà nel 2024. Nel frattempo, i centri progettati per il trattenimento dei migranti in Albania sono rimasti vuoti.
L’accordo tra Italia e Albania intende gestire i flussi migratori e piuttosto che rimanere nel paese, molti migranti stanno continuando a cercare di raggiungere l’Italia. L’incertezza riguardo alla sicurezza dei loro Paesi di origine e le procedure giuridiche in corso evidenziano le complessità del sistema di asilo e della gestione dei migranti nel contesto europeo, mettendo in luce le sfide legate all’applicazione delle normative internazionali sui diritti umani.