Nel 2024, la povertà globale ha raggiunto dimensioni allarmanti, con 692 milioni di individui definiti “poverissimi”, corrispondenti all’8,5% della popolazione mondiale, che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno. Questo dato, fornito dalla Banca Mondiale, potrebbe essere sottostimato a causa di popolazioni difficili da individuare. Inoltre, 3,5 miliardi di persone, ovvero il 43,6% della popolazione mondiale, vive al di sotto della soglia di povertà di 6,85 dollari al giorno, cifra rimasta quasi invariata rispetto agli anni ’90, nonostante l’incremento demografico. A causa di questi dati preoccupanti, la riduzione della povertà globale risulta stagnante, e il decennio 2020-2030 potrebbe essere un periodo perduto.
Negli ultimi cinque anni, i progressi nella lotta contro la povertà si sono quasi bloccati, sollevando preoccupazioni sull’efficacia degli sforzi internazionali. Sebbene la percentuale di chi vive con meno di 6,85 dollari sia passata dal 70% negli anni ’90 al 43,6% attuale, il numero complessivo di poveri è rimasto sostanzialmente invariato a causa della crescita della popolazione. La Banca Mondiale sottolinea che, sebbene il tasso di estrema povertà sia sceso dal 38% nel 1990 all’8,5% nel 2024, il rallentamento recente è riconducibile a una crescita economica insufficiente, agli effetti della pandemia, all’alta inflazione e all’aumento dei conflitti. Si prevede che alla fine del decennio il 7,3% della popolazione vivrà in estrema povertà, superando di oltre il doppio l’obiettivo fissato dalla Banca Mondiale.
In Italia la situazione non è migliore, poiché nel 2023 si stima che 4,9 milioni di italiani, pari all’8,4% della popolazione over 16, non abbia potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. Questo rappresenta un incremento di un punto percentuale nei tassi di deprivazione materiale e sociale, corrispondente a 500mila persone in più rispetto al 2022, segnando un’inversione di tendenza dopo anni di riduzione della povertà. La povertà alimentare sta dunque aumentando, rivelando un problema persistente e crescente anche in contesti sviluppati come l’Italia.