Nuovi elementi preoccupanti emergono dall’inchiesta condotta dalla Dda di Milano e dalla Dna sui presunti dossieraggi illeciti. Un’informativa dei carabinieri di Varese segnala che la portata dei dati acquisiti è enorme. L’indagine ha portato a quattro arresti domiciliari e all’apertura di indagini su circa sessanta persone. Al centro della rete di spie vi sarebbero l’ex poliziotto Carmine Gallo e il tecnico informatico Samuele Calamucci, che hanno avuto accesso a informazioni del Centro Nazionale Anticrimine Informatico, incluso il Cnaip. Calamucci ha dichiarato di avere legami con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, affermando di monitorare le attività delle forze di polizia per organizzare difese e contromisure.
All’interno dello stesso contesto, Calamucci ha menzionato la possibilità di accedere a dati “seri” riguardanti il Cnaip e ha avuto riferimenti riguardo ai suoi legami con passati servizi di intelligence. Gli investigatori hanno scoperto che Calamucci ha messo a disposizione dati esfiltrabili da banche dati strategiche nazionali e che, a nome del gruppo, sarebbe disponibile per attività di intelligence a pagamento. Inoltre, emergono collegamenti tra i clienti del gruppo di dossieraggi e ipotetici aiuti per i membri di questa rete di cyber-spie.
C’è anche la preoccupazione che alcuni clienti, consapevoli della illegalità delle attività, possano attivare canali di fuga per evitare ripercussioni legali. L’inchiesta svela che la banda di hacker seguiva non solo funzionari di alto livello, ma anche magistrati e prefetti italiani. Conversazioni intercettate rivelano un loro interesse nella raccolta di dati su figures politiche, suggerendo che il loro sistema fosse in grado di raccogliere informazioni su di essi.
È emersa anche l’attenzione rivolta a Marcell Jacobs, campione olimpico, il cui staff è stato oggetto di spionaggio dopo le Olimpiadi di Tokyo 2021. Infine, il coinvolgimento dei figli del fondatore della BBurago nell’inchiesta suggerisce che questi avrebbero utilizzato la rete di hacker per manomettere documenti legati a questioni ereditarie, avvalendosi di un hacker per inserire false informazioni nel dark web. L’inchiesta continua a rivelare legami tra diversi settori della società italiana, creando inquietudine sulla vastità del fenomeno.