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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Richiesta di Rinvio a Giudizio per Quattro Poliziotti Accusati di Depistaggio

La procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro poliziotti, Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco, accusati di depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio. Durante l’udienza preliminare, il pm Maurizio Bonaccorso ha sostenuto che si tratta di un processo basato su false dichiarazioni e reticenze, parlando di “inquinamento” delle prove. Secondo l’accusa, esiste una correlazione diretta tra la mancanza di memoria dei testimoni e il comportamento malafede di alcuni di essi nel contesto del processo. Inizialmente, i testimoni erano sereni, ma successivamente, dopo le dichiarazioni di Spatuzza, la situazione si è deteriorata.

Il gup David Salvucci ha rinviato la decisione al 13 novembre, accogliendo la richiesta di citazione come responsabile civile del Ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio, in risposta alla quale l’Avvocatura dello Stato aveva presentato una domanda di rigetto. L’avvocato Fabio Trizzino, che rappresenta i figli di Paolo Borsellino, ha sottolineato che il depistaggio è iniziato subito dopo la strage, il 19 luglio 1992. Ha messo in dubbio l’affidabilità di Francesco Scarantino, definendolo inadeguato a giocare un ruolo nelle indagini e ha accusato la polizia di aver umiliato la memoria dei colleghi caduti e i superstiti.

Trizzino ha chiesto chiarezza su quanto accaduto, avvertendo che ci sono stati testimoni che hanno mentito spudoratamente. Ha criticato l’atteggiamento dei poliziotti, affermando che avrebbero dovuto rendersi conto della gravità della situazione. Ha insinuato che l’agenda rossa di Borsellino fosse stata occultata da chi temeva le conseguenze delle sue rivelazioni.

Nel corso dell’udienza, Maniscaldi, ex responsabile dell’ufficio intercettazioni, ha risposto alle domande di difesa dichiarando di non aver mai nascosto nulla e di non essere stato mai sentito nel processo Borsellino quater. Ha anche parlato della sua attività nel 1995, menzionando che Scarantino era intercettato non per reali attività investigative, ma per prevenire eventuali ritrattazioni.

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