Dopo due anni di governo, l’esecutivo continua il percorso di riforme fondamentali per la ‘Terza Repubblica’, affrontando polemiche e rallentamenti. I principali provvedimenti riguardano l’autonomia differenziata, il premierato e la riforma della giustizia, tutti soggetti a possibili referendum popolari.
L’autonomia differenziata, ancorché l’unica legge approvata finora, è dedicata alla definizione delle intese tra Stato e Regioni su 23 materie. Il ‘ddl Calderoli’ è stato approvato dal Senato il 23 gennaio e dalla Camera il 19 giugno. Tuttavia, la legge prevede che quattordici settori necessitano di criteri definiti dai Livelli essenziali di Prestazione (Lep), la cui definizione è in mano a una commissione presieduta dal costituzionalista Sabino Cassese. Il ministro Calderoli ha annunciato che tali criteri dovranno essere definiti entro marzo 2026. I promotori del referendum hanno già raccolto le 500 mila firme necessarie, con ulteriori raccolte fino a fine mese, e la Corte Costituzionale dovrà decidere entro il 10 febbraio sulla possibilità di un consulto popolare, da tenersi tra aprile e giugno del prossimo anno. Cinque regioni guidate dal centrosinistra hanno presentato ricorsi di incostituzionalità , con una pronuncia della Corte attesa il 12 novembre.
Il premierato, che riguarda l’elezione diretta del presidente del Consiglio, ha un percorso più complesso. Il provvedimento ha superato il primo passaggio al Senato il 18 giugno ed è ora in esame alla Camera. Essendo una riforma costituzionale, richiede due approvazioni da entrambe le camere e la maggioranza di due terzi per evitare il referendum nella seconda deliberazione. Questa maggioranza risulta difficile da conseguire senza emendamenti che amplino il consenso.
Infine, la riforma della giustizia, ancorata alla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, ha ricevuto una spinta il 10 ottobre, ma non ha ancora avuto approvazione definitiva. Il ddl Nordio è stato adottato come testo base e Forza Italia spinge affinché venga discusso in Aula entro novembre. Anch’essa necessita di una maggioranza di due terzi nella seconda lettura, ma, data la situazione attuale, potrebbe anche il terzo referendum prospettarsi come scenario concreto.