Un uomo trentenne di origini siciliane è stato condannato a due anni di reclusione per revenge porn nei confronti di una ragazza di dieci anni più giovane. I fatti risalgono al 2020, quando la vittima, allora sedicenne, intraprese una relazione con l’uomo più grande. La loro relazione, nata da una passione estiva nella zona di Rimini, si rivelò di breve durata a causa della gelosia eccessiva del fidanzato. Dopo che la ragazza decise di porre fine alla relazione, l’uomo non accettò la situazione e attuò una vendetta.
Iniziò a diffondere su internet un video della ragazza, ripreso senza il suo consenso, in cui appariva in una situazione erotica esplicita. Inoltre, per aumentare la sua intenzione di tormentarla, egli inviò due email alla preside della scuola della ragazza, allegando il filmato compromettente. Questo gesto di aggressione psicologica e umiliazione scatenò una serie di azioni da parte della madre e della figlia, che, supportate dai dirigenti scolastici, decisero di denunciare l’uomo.
Dopo quattro anni di attese, il tribunale emise la sentenza di condanna. I pubblici ministeri avevano richiesto una pena di quattro anni di carcere, ma il giudice ridusse la pena a due anni. Oltre alla reclusione, il dispositivo di condanna imponeva all’uomo di risarcire la madre e la figlia con un importo di 15mila euro. La gravità della situazione ebbe anche un impatto significativo nella vita della vittima, che insieme alla madre si vide costretta a cambiare città per sfuggire alle conseguenze del vergognoso episodio.
La condanna rappresenta un importante passo nella lotta contro il revenge porn, un crimine che porta gravi danni psicologici e sociali alle vittime. La vicenda pone una luce sulle problematiche legate alla privacy e al consenso nell’era digitale, evidenziando la necessità di tutelare e difendere i diritti delle persone dalla violazione della loro intimità. La sentenza e la denuncia della giovane e della madre segnano un segnale di speranza per altre vittime in situazioni simili, mostrando che la giustizia può essere raggiunta attraverso la denuncia e l’impegno collettivo.