Il rimpasto del governo rappresenta un desiderio per Giorgia Meloni, ma sembra difficile da attuare. Qualsiasi sostituzione nel governo potrebbe essere vista come un tradimento dai potenziali “cacciati”, creando malcontento. Meloni ha recentemente espresso la necessità di “ricaricare le batterie” in vista del 2025, un anno che prevede sfide significative. Errori minori potrebbero fornire materiale prezioso all’opposizione, rendendo la difesa dell’esecutivo complessa.
Uno degli argomenti chiave per Meloni è il premierato, il quale avrebbe potuto ridurre i poteri del presidente della Repubblica a favore del capo del governo. Tuttavia, il governo ha già fatto un passo indietro rispetto al presidenzialismo, che prevederebbe l’elezione diretta del presidente. Mattarella ha avuto un ruolo nel convincere Meloni a moderare le sue idee, inducendo un freno sulle riforme in corso. Un referendum potrebbe essere in arrivo, e ciò rappresenterebbe un rischio, considerando la lezione appresa da Matteo Renzi.
Un altro tema scottante è l’immigrazione clandestina, che continua a creare problemi per il governo. Il tentativo di risolvere la questione con l’Albania è stato un fallimento, portando Meloni a riproporre l’idea di centri otto albanesi per l’accoglienza dei migranti, con la speranza di ricevere supporto dall’Unione Europea per un approccio simile da parte di altri paesi.
Infine, c’è il tema della giustizia e della divisione delle carriere, portando a un confronto con l’opposizione e la magistratura, che non intende rinunciare ai privilegi attuali. La discussione inizierà a gennaio, e tale riforma non sarà priva di opposizioni. Il 2025 si preannuncia pieno di difficoltà, e Meloni potrebbe valutare un rimpasto per rafforzare il governo. Tuttavia, il legame con i suoi ministri frena l’attuazione di questa idea. La questione di Gennaro Sangiuliano ha mostrato quanto sia delicato cambiare collaboratori stretti.
Le ambizioni di Matteo Salvini di riassumere il ruolo di ministro dell’Interno complicano ulteriormente la situazione, rendendo lui un potenziale ostacolo nei confronti di Meloni e dei suoi piani. La sinistra, cogliendo eventuali segnali di debolezza, non esiterebbe a contrastare l’esecutivo.