16.4 C
Roma
venerdì, 22 Novembre, 2024
HomeSaluteRitorna la Malaria: Un Caso Autoctono a Verona Dopo Quarant'Anni

Ritorna la Malaria: Un Caso Autoctono a Verona Dopo Quarant’Anni

È stato individuato un caso di malaria autoctona a Verona, diagnosticato dall’Azienda Ospedaliera locale, in un paziente senza recenti viaggi in aree endemiche. La notizia è stata comunicata dalla Direzione Prevenzione della Regione Veneto. L’Italia è stata libera dalla malaria dagli anni ’70, il che rende questo caso particolarmente preoccupante. In risposta, la Regione ha collaborato rapidamente con l’Ulss 9 scaligera e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per attivare le misure di sorveglianza necessarie.

La malaria si trasmette esclusivamente tramite la puntura di zanzare infette, non attraverso contatti diretti tra persone. Il parassita responsabile della malattia è il Plasmodium, e i sintomi includono febbre, brividi, mal di testa, nausea e dolori muscolari. Se diagnosticata e trattata tempestivamente, la malaria è curabile, ma è fondamentale prestare attenzione poiché il tipo di zanzara che trasmette il parassita attualmente non è presente in Italia.

Secondo Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all’ospedale policlinico San Martino di Genova, se il caso veneto viene confermato come autoctono, potrebbe segnare un cambiamento significativo nella comprensione delle malattie infettive in Italia. Egli sottolinea che la globalizzazione ha portato anche alla diffusione di malattie infettive, evidenziando la tropicalizzazione del Paese, testimoniata da focolai di dengue e chikungunya già osservati in passato.

Bassetti avverte che l’Italia potrebbe ora essere un ambiente favorevole per la sopravvivenza e la proliferatione della zanzara anofele, responsabile della malaria. Questo scenario richiede un cambiamento nei protocolli formativi per i medici, poiché le malattie tropicali non colpiscono più solamente le aree tipiche, ma possono emergere anche nel contesto italiano. È quindi essenziale considerare queste infezioni anche in pazienti che non hanno viaggiato in aree ad alto rischio, modificando le prospettive future nel campo della sanità.

ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

PIÙ POPOLARI