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Rivoluzione del Mercato dell’Usato: Anarchia Digitale sul Web

Necessità, tendenze e preferenze hanno rilanciato il mercato dell’usato, oggi conosciuto come “second hand”. Questo settore ha guadagnato terreno negli acquisti sia online che nei negozi, diventando una scelta consapevole per i consumatori. In Italia, il mercato degli oggetti di seconda mano ha raggiunto un volume d’affari di circa 26 miliardi di euro, rappresentando oltre l’1,3% del PIL nazionale. Secondo un’indagine IPSOS commissionata da Confesercenti, almeno il 56% dei consumatori utilizza piattaforme online per acquistare prodotti usati, con quasi il 20% che lo fa regolarmente. Gli adolescenti e i giovani adulti vedono l’usato non solo come un’opportunità di risparmio, ma anche come un modo per trovare articoli unici. L’interesse per il riparato e il riciclato è in crescita, evidenziando una maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali.

Negli ultimi anni, più della metà degli italiani ha acquistato almeno un articolo di moda di seconda mano, portando il mercato della moda usata a oltre 6 miliardi di euro. Considerando anche altri articoli come auto e mobili, il fatturato complessivo sale ad almeno 20 miliardi. Soprattutto tra i giovani, cresce la consapevolezza dell’importanza di ridurre i rifiuti e riutilizzare gli oggetti, mentre il pregiudizio culturale verso il mercato dell’usato come simbolo di povertà è quasi scomparso. Acquistare prodotti di seconda mano è percepito come un modo per contribuire a un’economia circolare.

Il boom del second hand si deve anche alla digitalizzazione del mercato, che ha reso la compravendita più semplice e conveniente. Tuttavia, le piattaforme online presentano criticità, come pratiche di vendita scorrette e mancanza di controlli, specialmente su grandi piattaforme asiatiche. In alcuni casi, prodotti nuovi sono erroneamente etichettati come usati. Anche il settore delle riparazioni sta vivendo una rinascita, con il 34% degli intervistati che ha scelto di riparare i propri vestiti piuttosto che acquistarne di nuovi. Le sartorie, considerate in via di estinzione, hanno visto un incremento del loro numero del 4% dal 2014, grazie anche all’attività di imprenditori stranieri.

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