Alla manifestazione contro il ddl sicurezza, organizzata dalla rete “A pieno regime”, che ha avuto luogo a Roma partendo da piazzale del Verano, hanno partecipato diverse organizzazioni e movimenti. Tra questi, si sono uniti Cgil, Anpi, Arci, Avs, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista, oltre a rappresentanze di centri sociali provenienti da tutta Italia e movimenti a favore dei migranti.
La manifestazione si è caratterizzata per la sua forte opposizione alle politiche del governo, esplicitata attraverso vari striscioni e manifesti esposti dai partecipanti. Un’immagine particolarmente significativa era quella che ritraeva la premier Giorgia Meloni mentre baciava un gerarca fascista, un simbolo evidente di critica verso quello che molti considerano un allontanamento dai valori democratici e progressisti.
L’evento ha raccolto un’ampia partecipazione di persone che hanno espresso il loro dissenso nei confronti del ddl sicurezza, percepito come una minaccia alle libertà civili e ai diritti umani. Gli interventi dei relatori hanno messo in luce le preoccupazioni riguardo all’inasprimento delle misure di sicurezza e al trattamento riservato ai migranti, evidenziando la necessità di politiche più inclusive e giuste.
Le organizzazioni presenti hanno sottolineato l’importanza della solidarietà e dell’unione nel contrastare politiche che, secondo loro, favoriscono la repressione piuttosto che la tutela dei diritti. Inoltre, è stato evidenziato come l’attuale situazione socio-politica richieda una mobilitazione costante per difendere i valori di uguaglianza e giustizia.
La manifestazione si è conclusa con un forte appello alla mobilitazione futura, in vista di ulteriori iniziative per promuovere una società più giusta e inclusiva, ricordando che l’unità di intenti e il coinvolgimento attivo di cittadini e organizzazioni è fondamentale per fronteggiare le sfide attuali. La presenza di diverse realtà sociali e politiche ha testimoniato un desiderio condiviso di cambiamento e una ferma volontà di opporsi a politiche percepite come oppressive.