Il nome di Ernesto Maria Ruffini, attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate, sta attirando attenzione come possibile federatore del campo progressista e del centro, anche se al momento si tratta principalmente di suggestioni giornalistiche. Durante un recente incontro, Ruffini ha messo in guardia contro l’idea che un individuo possa salvare il Paese o la democrazia, evidenziando la necessità di una visione chiara e condivisa del futuro. La circolazione del suo nome ha avuto origine da un dibattito interno alle opposizioni, dove si è sostenuta l’esigenza di una componente moderata e riformista, in particolare da parte di Matteo Renzi di Italia Viva, soprattutto dopo la sua collaborazione con Elly Schlein nel centrosinistra.
Tuttavia, le tensioni recenti tra Renzi e Conte hanno indebolito questa prospettiva, riaccendendo l’idea di Ruffini come figura federatrice. Nonostante ciò, ci sono scetticismi nel Partito Democratico riguardo alla sua disponibilità a tale ruolo. Alcuni membri riformisti considerano l’idea poco realistica, sottolineando che è improbabile che Schlein e Conte rinuncino a federare il centrosinistra. Inoltre, sebbene Ruffini goda di una certa stima nel panorama opposto, le voci indicano che non sia interessato a tali opportunità. Tuttavia, Ruffini ha numerosi sostenitori sia a destra che a sinistra, in particolare tra i cattolici vicini al PD. La sua storia di approvazione alle primarie del 2013, nella quale sostenne Matteo Renzi, e l’associazione con Pippo Civati sono ben note, così come il sostegno di Elly Schlein nel contesto di quella campagna.
Il mondo cattolico, a cui Ruffini è collegato, sta cercando di ottenere maggiore rappresentanza e visibilità. A gennaio 2025 si parlerà di “questione cattolica” con eventi dedicati, con la partecipazione di figure prominenti come il senatore Graziano Delrio. Delrio ha rifiutato di seguire il “gioco giornalistico” intorno alla figura di Ruffini, ribadendo che la priorità per le forze di opposizione è costruire una proposta credibile per affrontare le sfide economiche del Paese, piuttosto che concentrarsi su nomi specifici.