Lo scoiattolo di terra a tredici righe, noto scientificamente come Ictidomys tridecemlineatus, potrebbe necessitare di idratazione durante il letargo invernale, nonostante riduca la propria necessità di bere attraverso una diminuzione dell’attività neuronale. Questo è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Science, condotto da ricercatori dell’Università di Yale, sotto la guida di Madeleine Junkins.
Il team di scienziati ha esaminato il comportamento di questa specie, che non beve acqua durante il periodo di letargo, evidenziando come, a livello organico, i loro sistemi corporei abbiano comunque bisogno di acqua. Dallo studio emerge che, per sopprimere la sensazione di sete, gli scoiattoli di terra riducono l’attività di un gruppo di neuroni situati in strutture cerebrali altamente vascolarizzate, chiamate organi circumventricolari. Questi organi fungono da punto di connessione tra il cervello, il sistema circolatorio e il liquido cerebrospinale.
Durante il letargo, gli scoiattoli alternano fasi di torpore, contrassegnate dalla bassa attività e dalla soppressione del metabolismo, a momenti di maggiore eccitazione. In queste fasi attive, le loro temperature interne aumentano e c’è movimento all’interno della tana. Tuttavia, nonostante questo stato di disidratazione e la sensibilità a segnali che provengono dai reni e dal sistema nervoso per regolare l’omeostasi dei fluidi, gli scoiattoli non mostrano il desiderio di bere.
I ricercatori hanno osservato che l’attività di base dei neuroni responsabili della sete negli organi circumventricolari diminuisce significativamente durante i mesi di letargo invernale, portando a una soppressione della sensibilità agli stimoli fisiologici legati alla sete. Questo meccanismo consente agli scoiattoli di affrontare il letargo senza la necessità di cercare acqua, anche in uno stato di disidratazione. La ricerca offre così una nuova comprensione delle strategie adattative di questa specie per sopravvivere durante i periodi critici dell’anno.