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Sepsi: La metà dei pazienti non sopravvive oltre i due anni

La metà dei pazienti con sepsi ricoverati in medicina d’urgenza è deceduta entro due anni, secondo uno studio presentato al Congresso Europeo di Medicina d’Emergenza, guidato da Finn E. Nielsen dell’Ospedale Universitario di Aarhus in Danimarca. I ricercatori hanno analizzato i decessi di 714 pazienti adulti affetti da sepsi, identificando fattori di rischio significativi, come l’età avanzata, la demenza, le malattie cardiache, il cancro e precedenti ricoveri per sepsi negli ultimi sei mesi. Nielsen ha evidenziato che il rischio di morte aumenta del 4% per ogni anno di età in più.

Un rapporto del 2020 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in luce le lacune nella conoscenza degli esiti della sepsi, richiedendo studi prospettici per comprendere meglio i risultati a lungo termine. Lo studio attuale ha preso in esame i pazienti ricoverati tra ottobre 2017 e marzo 2018, utilizzando un database di sepsi che ha permesso di ridurre gli errori e fornire dati accurati. Dei 2.110 pazienti studiati, 714 hanno sviluppato sepsi e, dopo due anni, 361 di loro (50,6%) erano deceduti per varie cause, inclusa la sepsi.

L’analisi ha anche rivelato che una storia di cancro raddoppia il rischio di morte, mentre la cardiopatia ischemica e la demenza aumentano il rischio rispettivamente del 39% e del 90%. Inoltre, un precedente ricovero per sepsi aumenta il rischio del 48%. Nielsen ha sottolineato l’importanza di identificare questi fattori di rischio per ottimizzare l’assistenza e i controlli post-ricovero, affermando che è fondamentale riconoscere la sepsi come una malattia seria con alta mortalità.

Nielsen ha anche evidenziato la necessità di ulteriori ricerche più ampie per ottenere un quadro completo degli esiti della sepsi, comprese le conseguenze fisiche e cognitive a lungo termine. Sebbene sia stato identificato un insieme di fattori di rischio significativi, il modello sviluppato dai ricercatori non ha raggiunto la capacità predittiva necessaria per essere utilizzato nella pratica clinica. Sono necessari ulteriori studi prospettici per esaminare complicazioni post-ricovero e possibilmente migliorare le previsioni del rischio di morte.

Barbra Backus, presidente del comitato di selezione degli abstract dell’EUSEM, ha sottolineato la gravità della sepsi e la necessità di ulteriori ricerche sui fattori di rischio. Ha affermato che la consapevolezza di questi fattori potrebbe migliorare il monitoraggio e il trattamento dei pazienti, contribuendo a ridurre la mortalità legata a questa condizione.]

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