Il caso di Jannik Sinner sta attirando l’attenzione a livello globale, complicando ulteriormente la già controversa reputazione della WADA (Agenzia Mondiale Antidoping). In assenza di una norma che preveda l’innocenza nell’ambito delle procedure antidoping, Sinner è considerato colpevole, nonostante le evidenze della sua innocenza. La WADA è stata criticata anche dal New York Times, che ha evidenziato gravi carenze nella gestione dei casi di doping, tra cui la perdita di dati di almeno 2.000 casi e oltre 900 risultati di test. Questi errori possono aver consentito la partecipazione di atleti non idonei alle prossime Olimpiadi di Parigi, causando imbarazzo all’agenzia.
Storicamente, la WADA ha applicato con incoerenza le sue regole. Ad esempio, ha graziato nuotatori cinesi risultati positivi, permettendo loro di competere ai Giochi di Tokyo 2021, mentre nel 2019 ha omesso di rivelare i nomi di sportivi coinvolti nella “Operacion Puerto”, un noto scandalo di doping in Spagna. Tali incongruenze sollevano interrogativi sulla legittimità della giustizia che l’agenzia applica.
A fronte di casi simili a quello di Sinner, in cui atleti sono stati assolti senza che la WADA presentasse appello, la sua decisione di contestare l’assoluzione del tennista è stata considerata bizzarra. Martina Navratilova e Nicola Pietrangeli hanno espresso il loro scetticismo, definendo la situazione surreale.
Con l’udienza presso il TAS che si avvicina, si prevede che il tribunale possa emettere una sentenza simbolica: una squalifica leggera, di pochi mesi, per non irritare ulteriormente la WADA, che ha già investito in modo significativo nel caso di Sinner. Alcuni esperti, come l’avvocato Salvatore Civale, sostengono che questa strategia potrebbe minare la credibilità dell’agenzia, mentre Sinner, alla fine, dovrebbe uscire da questa complicata situazione a testa alta.
La WADA, nel frattempo, potrebbe continuare a perdere prestigio e credibilità nel panorama sportivo, a meno che non affronti in modo più rigoroso le proprie incongruenze e le critiche mosse nei suoi confronti.