Dopo 24 mesi di trattamento con stimolazione magnetica transcranica cerebrale statica, Oltre il 70% dei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è sopravvissuto senza bisogno di ventilazione meccanica, rispetto al 35% dei pazienti che non avevano ricevuto questo trattamento. È questo il dato più significativo che emerge da uno studio della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e della Fondazione IRCCS Istituto Auxologico Italiano, pubblicato sulla rivista Lancet Regional Health Europe.
Una nuova tecnica completamente non invasiva in grado di modulare l’eccitabilità delle cellule nervose attraverso l’uso di campi magnetici, correggendo l’ipereccitabilità che porta alla morte dei motoneuroni nei pazienti affetti da SLA. Sebbene le cause di questa patologia siano ancora sconosciute, recenti ricerche hanno infatti dimostrato che una risposta eccessiva agli impulsi eccitatori da parte delle cellule nervose che controllano il movimento può innescare il processo degenerativo. L’approccio impiegato in questa ricerca utilizza la stimolazione magnetica non invasiva al posto dei farmaci – per questo chiamati elettroceutici – ed è studiato nella SLA dal gruppo guidato da Di Lazzaro da oltre vent’anni.
Diversi studi preliminari hanno dimostrato che è possibile ottenere un leggero ma significativo rallentamento della progressione della malattia. È stata recentemente introdotta una nuova forma di elettroceutica che utilizza un campo magnetico statico (un potente magnete) che, grazie alla sua facilità d’uso, può essere utilizzato direttamente dai pazienti a casa, quotidianamente e per periodi prolungati. In uno studio preliminare, la stimolazione magnetica statica è stata testata su due pazienti con una forma di SLA in rapida evoluzione, nei quali è stato osservato un significativo rallentamento della progressione della malattia.
Sulla base di questa esperienza preliminare Nel 2019 è stato avviato lo studio attuale, che ha coinvolto 40 pazienti affetti da SLA con l’obiettivo primario di valutare se la stimolazione è in grado di ridurre la progressione della malattia durante un periodo di trattamento di 6 mesi. Alla fine di questo periodo non è stato osservato alcun cambiamento significativo nel tasso di progressione della malattia. Ma i ricercatori e soprattutto i pazienti non si sono arresi e lo studio è proseguito per altri 18 mesi, al termine dei quali i risultati osservati, a differenza di quelli emersi nel breve periodo, appaiono estremamente promettenti.
“Si tratta di una differenza significativa che ci rende ottimisti, ma che va considerata con cautela”, sottolinea. Vincenzo Di Lazzaro, direttore del reparto di Neurologia della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. “Infatti, quando uno studio non raggiunge l’obiettivo primario, ma emergono prove di efficacia da una prosecuzione dello stesso in modalità cosiddetta open-label, è necessaria un’ulteriore conferma. Pertanto, anche se i risultati – prosegue – ci rendono decisamente ottimisti, non possiamo concludere di aver trovato la cura per la SLA. Possiamo però affermare con sicurezza che ulteriori studi che valutino l’efficacia della stimolazione magnetica statica in un numero maggiore di pazienti e con un periodo di trattamento prolungato sono pienamente giustificati”.
Vincenzo Silani, direttore del Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione IRCCS Istituto Auxologico Italiano – Centro “Dino Ferrari”, L’Università degli Studi di Milano afferma: “In un momento difficile dovuto al recente fallimento di diversi studi farmacologici in cui si riponevano grandi speranze per la forma sporadica di SLA, questo studio apre una prospettiva positiva inaspettata per i pazienti. Gli elettroceutici si dimostrano oggi una componente essenziale per una combinazione terapeutica che molti ritengono rappresenti la soluzione definitiva per una malattia caratterizzata da diversi momenti patogenetici. Le future strategie terapeutiche dovranno tenere adeguatamente conto dei dati prodotti oggi con questo studio”.
Lo studio è stato reso possibile dal sostegno della Fondazione Nicola Irti per le opere benefiche e culturali ed è dedicato alla memoria di Nicola Irti. In questa occasione non possiamo non ricordare anche Vincenzo Russo, il primo paziente che ha deciso di sottoporsi volontariamente alla stimolazione magnetica statica e che continua a promuovere la ricerca sulla SLA tramite gli amici dell’associazione ANCE di Salerno. Infatti, l’associazione ha finanziato una borsa di dottorato in memoria dello stesso Russo, destinata a un giovane ricercatore che voglia sfidare la SLA presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che limita progressivamente le capacità motorie, togliendo la capacità di camminare, parlare e deglutire e che, nelle fasi più avanzate, coinvolge i muscoli respiratori e rende necessaria la ventilazione meccanica. Si stima che in Italia vivano oltre 6.000 persone affette da SLA. Ad oggi non esistono terapie in grado di modificare sostanzialmente l’inesorabile decorso della malattia. Questo studio offre una nuova speranza ai pazienti e alle loro famiglie e incoraggia tutti coloro che sono impegnati ad accrescere le conoscenze medico-scientifiche a prendersi cura della vita della persona in tutte le sue fasi.