21 Settembre 2024

Sommito di pace a Doha senza risultati, ma Hamas ha disertato

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Medioriente al bivio: il summit di pace a Doha (Qatar), promosso dagli Stati Uniti, per ora non ha prodotto l’effetto desiderato. E cioè un cessate il fuoco tra Hamas e Israele e la liberazione degli ostaggi sopravvissuti (33).

L’atteso “Ferragosto di trattative “ si è dunque rivelato un mezzo flop. Al tavolo dei negoziati (rigorosamente a porte chiuse) c’erano tutti: i mediatori – USA, Egitto, Qatar –, il capo del Mossad, i servizi segreti interni, il generale delle forze di difesa israeliane Nitzan Alon, il capo della CIA (Bill Burns).

Ma non c’era Hamas e si sapeva da 2 giorni. E questo per due ragioni. Quella ufficiale: Hamas aveva già accettato i principi del piano Biden e dunque perché presentarsi? Quella non ufficiale: sono trascorse poche settimane da quando è stato assassinato Ismail Haniyeh che per 8 anni era stato il premier di Hamas ed ora era uno dei principali negoziatori. Ergo il clima, secondo l’organizzazione politica palestinese, non è buono.

A margine è emerso un dato inquietante: la guerra in soli 10 mesi nella striscia di Gaza ha già ucciso 40.000 palestinesi, in gran parte civili, tra cui 2.000 bambini sotto i 10 anni. A Gaza in ogni caso continuano le operazioni israeliane, razzi al confine col Libano. Le forze armate israeliane hanno emesso in queste ore un nuovo ordine di evacuazione per i palestinesi residenti nella parte meridionale dove è in corso una cruenta offensiva.

A DOHA L’ULTIMA FERMATA PRIMA DELLA GUERRA

Corteo di Hamas con folla e bandiere, assenti da Doha

Se i negoziati, iniziati a Ferragosto in Qatar, non raggiungeranno una intesa (comunque teoricamente ancora possibile) la rappresaglia militare promessa dall’Iran e dagli Hizbollah libanesi (suo alleati), sarà inevitabile. Lo hanno ribadito più volte. Devono in qualunque modo rispondere alle micidiali incursioni israeliane che, nell’arco di 24 ore – tra il 30 e 31 luglio scorso – hanno ucciso a Beirut il n.2 degli Hezbollah (Fuad Shukr) e a Teheran il capo dell’ufficio politico di Hamas (Haniyeh), musulmano sunnita, il volto pragmatico ma intransigente dell’organizzazione.

IL VERTICE DELLE SPIE

Da quel che si è appreso le consultazioni a Doha sono tutt’altro che facili. E neppure rapide come si vorrebbe. Prevalgono i più pessimisti che definiscono il summit “l’ultima fermata prima della guerra”. Ma anche chi prevede una ulteriore escalation, dalle conseguenze non prevedibili per tutta la regione, non ha buone sensazioni. Il summit di pace a Doha è stato definito anche “il vertice delle spie”. Oltre a quelli citati c’è anche il capo del Mukabarat, Abbas Kamel, 67 anni, un personaggio molto influente nel mondo arabo e vicino al presidente egiziano al-Sisi, attualmente capo della Direzione generale della intelligence egiziana.

È una corsa contro il tempo: Tel Aviv ha messo il suo esercito al massimo livello di allerta; Washington ha rafforzato la sua potenza militare in Medio Oriente. Il tempo stringe e l’orizzonte è sempre più buio.

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